Prove di trasmissione: Dalla radio alla comunicazione in rete
di Mario SalisPuò succedere, di assistere in un piccolo centro di provincia ad un interessante dibattito sui temi dell'informazione? Della storia della radio, della stagione delle emittenti private e della loro influenza sui mutamenti sociali della Sardegna? Non sarà questione di tutti i giorni, ma la risposta è affermativa. A Bauladu nei giorni scorsi, nell'ambito del Festival Letterario Diffuso "Ananti de sa Ziminera", Vito Biolchini ha incontrato Romano Cannas sul tema: da Radio Brada ai giorni nostri, le trasformazioni sociali in Sardegna attraverso le emittenti locali.
Il primo interlocutore: giornalista poliedrico ed autore teatrale, penna affilata nel suo omonimo e frequentatissimo blog, che in alto alla Home riporta le istruzione per l'uso: la libertà di stampa è di chi possiede un organo di stampa, da dove stimola, a volte media, scrivendo sempre la sua, rilanciando a ritmo serrato il dibattito; voce ascoltata da molti anni prima su Radio Press ed oggi sulle frequenze di Radio X Cagliari Social Radio, col programma "Buongiorno Cagliari", un autentico cult di fantasiosa rubrica quotidiana, che alterna il commento serio alle notizie del giorno con le esilaranti ed argute gag di Elio Tullio Arthemalle, mai banali né volgari, una tra tante: il ficcante ed arguto Armandino. Il secondo, Romano Cannas dal misurato aplomb di giornalista di lungo corso, volto noto della RAI dove ha percorso una lunga carriera fino ai massimi livelli: vice direttore del TG3 a Roma per approdare al prestigioso incarico di direttore della sede Sardegna.
Autore del libro Radio Brada 8 settembre 1943 dalla Sardegna la prima voce dell'Italia Libera, che si avvale della prefazione di un maestro del giornalismo televisivo italiano: lo scomparso Jader Jacobelli. Prima e dopo, quelli furono giorni incredibilmente concitati, sopra ed oltre ogni limite di tempo prevedibile: l'armistizio lungo del 29 settembre 1943, prima ancora quello corto del 3 settembre a Cassibile col Generale italiano Castellano, impomatato in borghese, immortalato mentre si arrende stringendo la mano a "Ike!" il futuro Presidente a stelle e a strisce Dwight Davide Eisenhower. In mezzo, alle 18,30 da Radio Algeri: l'8 settembre molto più di una semplice data, quando nel tardo pomeriggio viene diffuso dalla Radio il proclama del Maresciallo Badoglio. E mentre si festeggiava in piazza, poche ore dopo, dissolti come i generali senza più divisa e dispacci, si consumava la tragedia in un'altra parte del Paese. Infatti nelle vicine acque dell'Asinara il giorno 9 alle 16 del pomeriggio il risentimento germanico affondò la Corazzata Roma, in mare aperto col resto della squadra navale, in attesa di ordini che arriveranno troppo tardi: 1353 tra caduti e dispersi - una trentina i giovani sardi - mentre nel Dodecaneso nelle isole dell'Arcipelago Egeo aveva inizio l'odissea della Divisione Acqui, 6.500 soldati italiani truicidati dal 21 al 28 settembre per non essersi arresi all'ex alleato tedesco, quando la Wehrmacht col fuoco cercò di cancellare quella ingombrante verità. I testimoni greci di quelle isole, ai loro bambini che chiedevano cosa fosse tutto quel fumo nero, rispondevano: è la Divisione Acqui che sale in cielo, come ogni qual volta si accendono i fuochi dell'estate.
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