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(dalla rubrica di Rita Galbucci su Versante Ripido) Tre commenti a Vacanza d’Inverno

Da Met Sambiase @metsambiase

La poesia è sempre un incontro di riconoscimento reciproco , la poesia la vedi e lei vede te. Così ho visto la poesia di Davide Racca e immediatamente l’ho riconosciuta nella parola limpida , pulita al limite del tratto tagliente, ma dietro al taglio c’è una veduta lunga che sprofonda allo stesso tempo all’interno in nuclei di consapevolezza. C’è vista in questa raccolta, c’è paura governata dalla forma e un andare consapevole incontro a tutto ciò che lo sguardo poetico costringe a dichiarare.
A commento di VACANZA D’INVERNO di Davide Racca, le note di Silvia Secco , Simonetta Sambiase e Paolo Zanardi. 

Rita Galbucci

    

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su “Vacanza d’inverno” di Davide Racca, Di Felice Ed. 2013.

    

  • Simonetta Sambiase:

I versi della raccolta di Davide Racca sono deputati ad un racconto di una città, Berlino, attraversata in una complessa articolazione di passato e presente, nei luoghi che hanno memoria ma solo se la si cerca con determinazione, come ogni cosa che viene nascosta da un quotidiano straniante. Il poeta se ne occupa immergendo la poesia nel gelo di una natura metropolitana che dell’inverno ha la cattività dei suoi abitanti messi in gabbie solitarie e pellegrine, in un tessuto corale di estraneità sociale e culturale da cui partire non appena scesi da un treno. Il percorso sarà lungo e necessario per rintracciare un pieno, una luce, un valore da poter condividere per trovare un posto nei luoghi nuovi che non ci assomigliano e forse anche potersi aprire l’uno ad un’altra. Vari i toni e le tensioni della raccolta: la vacanza non ha il maiuscolo della punteggiatura e dopo il punto viene la minuscola. I versi non sono colloquiali: fra pause e frammenti si ricostruisce il reportage della vita “altrove”, e se ne fa i conti:

separati da mezzo secolo
gettato alle spalle, a ciascuno
un flacone di silenzio,
una pillola d’oblio, una
vacanza d’inverno.

Il pregio primo della raccolta è il suo lessico. La struttura poetica, fra versi fulmini e versi fiume, ha numerosi passaggi di registro che rendono vivo e magnetico l’intero flusso stilistico e formale.

Uniti i pregi secondo e terzo, perché intessuti insieme nella tematica e il suo valore di traccia e simbolo, bisogna fermarsi più volte su nomi e soggetti dei versi, per acquisire uno sguardo adatto alla parola lungo tutto il percorso che è lungo, attraversa malinconie e nuovi bestiari metropolitani, rioni e luoghi dove la storia appena passata non ha portato che ombre oblique. La partenza è un arrivo. La raccolta si apre in una modernissima stazione e un dialogo con un immigrato cileno; la casa è la ripartizione in viola del léttone Rothko; la visita allo zoo è la fauna dei vinti, con gli animali depauperati di libertà e vecchie simbologie, estranei e senza pace come i versi lunghi che li descrivono:

(trenta pollici di foresta amazzonica per la vedova nera – gli amanti si sposano si massacrano in una nuova dimora). Gli elefanti camuffati da pecore, (- quando si chiede ad una zolla di sole di resistere al ghiaccio), i piraña in terapia di gruppo, l’ ironia macabra sull’alligatore (o la borsa – o la vita)…

continuate la lettura qui

http://www.versanteripido.it/rubrica-3pregi-1difetto-racca/

insieme agli altri commenti critici di Silvia Secco e Paolo Zanardi


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