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Dalla Siria alla guerra al cervello

Creato il 27 novembre 2015 da Albertocapece

l-aereo-russo-abbattuto-dalla-turchia_507785Nei talk show, come nei peggiori bar di Caracas, la ragione è abolita e poco importa se nei primi il servilismo scorre a fiumi al posto del rum nei secondi: così questioni complesse divengono nenie infantili e qualunque cosa ponga dei dubbi sulle versioni ufficiali diventa complottismo. Una categoria nella quale fino a qualche anno fa erano inclusi i culti degli alieni, le trame degli illuminati di Baviera e le scie chimiche, ma che ora include qualsiasi ragionamento preveda delle conclusioni e non venga troncato di netto per evitarle. E’ in qualche modo la stessa traiettoria semantica che ha subito il populismo il quale  è passato dall’indicare posizioni puramente pre politiche a qualsiasi affermazione che non concordi col pensiero unico.

Così se due giorni fa qualcuno avesse detto – sulla base delle informazioni fornite dalla stessa Turchia – che l’abbattimento del caccia russo era un gratuito atto di guerra avvenuto non nei cieli turchi e a fronte di uno sconfinamento che se anche fosse avvenuto sarebbe stato di pochi secondi, ma in quelli siriani, sarebbe stato accusato di complottismo. Del resto la credibilissima amministrazione americana aveva fatto sapere che “la Turchia ha il diritto di difendersi” e ubi maior cerebrum cessat. A distanza di 48 ore la situazione si è ribaltata e la medesima amministrazione, non ufficialmente, ma attraverso una soffiata alla Reuter ha fatto sapere che in effetti hanno ragione i russi e torto marcio i turchi: il Su 24 di Mosca non ha mai sconfinato ed è comunque stato abbattuto nello spazio aereo siriano.

Un cambiamento di posizione inaspettato e incomprensibile alla luce del fatto che eventi del genere sono ormai controllati in tempo reale via satellite. Ma una volta preso atto del giro di valzer di Washington, che cambia completamente le carte in tavola, sembra impossibile andare oltre e domandarsi le ragioni dell’evento. Il fatto che Ankara abbia provocato deliberatamente e senza ragione la Russia portando a una situazione pericolosissima il mondo intero, ci dice che Erdogan, avvitatosi peraltro in una ridicola, se non penosa spirale di contraddizioni e di auto smentite, difficilmente potrebbe aver agito da solo senza consultarsi con il padrone del vapore e senza concordare una mossa che lo ha fatto ingenuamente cadere in una trappola. Ciò che interessava agli Usa era la conseguenza che l’abbattimento portava, ossia le contromisure russe tra cui il congelamento dei rapporti commerciali e tecnologici con la Turchia, compreso il turkish stream ovvero il gasdotto che bypassa i Balcani tutti in mano statunitense: Washington, si sa,  vuole tagliare i rapporti energetici fra Europa e Russia e con questo “suggerimento” a Erdogan ha ottenuto esattamente ciò che voleva.

Il cambiamento di versione e un certo ufficioso riavvicinamento alla Russia, assolutamente obbligatorio per evitare di essere sbugiardati prima o poi dai tracciati di volo, non influisce più di tanto sui risultati sperati, ma è funzionale ad impedire che tra le misure di ritorsione di Mosca ci sia anche un rifornimento di armi al Pkk  aumentando la posta e l’efficacia della ribellione curda contro il potere di Ankara. Questo di certo non piace a Washington nelle cui esplicite intenzioni c’è  la creazione di un Kurdistan su territori siriani e iracheni a totale trazione americana, magari guidato dal fantoccio Barzani, che funga da base per il dominio mediorientale. Un progetto che potrebbe incontrare non poche difficoltà se il popolo curdo riconoscesse anche nella Russia un proprio alleato, liberandosi almeno in parte dall’ingombrante tutore.

Ora Putin non è così ottuso come la stampa occidentale e ha mantenuto la calma per poter ripagare gli Usa e Ankara con la stessa moneta: probabilmente da una parte non fermerà il turkish stream che peraltro è vitale per lo sviluppo dell’economia turca e dall’altra rifornirà il Pkk. La sua sarà una vendetta asimmetrica come le guerre dell’impero.

Adesso però mi chiedo se non sia stato eccessivamente complottista a cercare di comprendere gli eventi e dar loro un senso. Forse sì, dopotutto l’unico vero complotto è il “magna e tasi” della grande informazione che fa la sua guerra al cervello.


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