All’inizio,la telecamera riprende con un unico piano sequenza di circa 15 minuti laprotagonista, Hikari (Renbutsu Misako), che esce dalla stazione e cammina perAkihabara. L’attricerecita camminando per la città ma i passanti non sono attori. Ci sono personenon interessate alla telecamera e persone che la fissano con consapevoleostilità. Film drammatico o documentario? Da questa linea di demarcazione pienadi tensione si può vedere il vero volto vivo della città. Il temadel film è il caso di uccisioni e ferimenti indiscriminati verificatosi aAkihabara nel 2008. Hikari ha perso nell’incidente il fidanzato e si rinchiudein casa ma dopo un po’ inizia a girare per la città alla ricerca delle traccedel fidanzato.
Maido
L’incidentevero e proprio non viene mai mostrato. Vediamo una fotografa, un musicista distrada, una ragazza che lavora in un “maido café” [locale conragazze in divisa da cameriera di foggia vittoriana, con pizzi e grembiule, chesi comportano in modo affabile e servizievole verso i clienti]. Attraverso le persone che Hikari incontraviene dipinta la quotidianità di Akihabara ed emerge la non quotidianitàdell’incidente. Hikari dopo essere stata privata del fidanzato da questa “non quotidianità”,ritrova il senso di vivere proprio attraverso le persone con cui entra incontatto e le tracce del fidanzato che raccoglie man mano.Il luogo dell'incidente
Renbutsu Misako
Ilfenomeno del grande terremoto non poteva essere ignorato in un racconto chegira intorno a quotidianità e non quotidianità. Tuttavia, la realtà è troppocrudamente presente per poterlo integrare nel racconto. L’inserimentoimprovviso delle scene finali è frutto della scelta volontaria di mostrarlosenza integrarlo. Inconfronto alle immagini in stile documentario, la sceneggiatura risulta un po’troppo didascalica ma, nella scena finale, Renbutsu Misako che resiste con ilviso immobile per circa 4 minuti davanti alla telecamera fissa e alla finescoppia a piangere è straordinaria.(KokajiKatsuo - Yomiuri Shinbun 9/3/2012)[Traduzionelibera di Franco Picollo]