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Dalla stampa giapponese: "Train Brain Express" di Morita Yoshimitsu

Creato il 24 aprile 2012 da Makoto @makotoster
Bokutachi kyūkō - A ressha de ikō (僕達急行~A列車で行こう, Train Brain Express /Take the A Train), di Morita Yoshimitsu. Per chi come me ha seguito ininterrottamente Morita Yoshimitsu, questo film si è rivelato una felice opera postuma. La morte improvvisa di Morita è stata una perdita ma sono davvero contento di aver potuto vedere questo film come sua ultima opera.
Non si pensi a un film pomposo fatto apposta per finire in bellezza una carriera nel cinema. Al contrario, questa è una piccola opera tranquilla piena di brillanti tocchi di stile. In altre parole, un film alla Morita Yoshimitsu.
I protagonisti sono Komachi (Matsuyama Kenichi), che lavora in una società immobiliare e Kodama (Eita), che è impiegato nell’azienda siderurgica gestita dal padre. Quando si dipingono i giovani di oggi si tende a raccontare di vite piene di insoddisfazione e di lavori mal pagati fatti di malavoglia perché sembra che non si fa così il dramma tende a non stare in piedi ma Komachi e Kodama sono lontani dall’immagine di quel tipo di giovani. Komachi, che ha ricevuto un insolito ordine di trasferimento nella filiale del Kyūshū, deve accompagnare il proprio capo (Matsuzaka Keiko) per cercare di convincere l’amministratore di una grande impresa (Pier Taki), mentre Kodama deve ascoltare i brontolii del padre (Sasano Takashi) sulle difficoltà della conduzione dell’azienda. Non sembra certo un quadro piacevole ma i due sono pieni di freschezza e disinvoltura. Naturalmente non è che non siano seri. Il fatto che il lavoro proceda bene grazie comune passione per i treni fa venire in mente serie come“Tsuribakanisshi [Pazzo per la pesca] e “Musekinin”[Irresponsabile] ma rispetto all’Hamachan di Tsuribaka o all’ ”irresponsabile” Taira Hitoshi, il loro atteggiamento verso il lavoro o l’amore è decisamente più sincero. Tuttavia non diventano mai troppo seri e coscienziosi e mantengono sempre un’indole serenamente pacata.
Morita dipinge le loro personalità non con secondo il procedere della storia ma attraverso il modo in cui di volta in volta prendono le distanze tra di loro sul treno, sui binari o in un locale notturno, a volte affiancati o contrapposti, altre volte volte vicini o lontani. La loro maniera di comunicare viene illustrata con maestria attraverso inquadrature in mezzo alla gente. Il gusto di giocare di Morita, che non è cambiato fino a quest’ultimo film, brilla nella sapiente alternanza di conversazioni e silenzi, negli inconsueti effetti sonori, nella recitazione dell’intero gruppo degli attori a cominciare da Matsuyama e Eita. Itō Yukari che si mordicchia il dito mignolo è straordinaria [riferimento a una popolare canzone che l’ha resa famosa].
Il tocco agile e leggero e una venatura di allegria sono sempre stati presenti nei film di Morita. In passato questi elementi mi erano sembrati talvolta frivoli ma oggi non mi sono più estranei. Forse quelle sensazioni erano troppo avanti per i tempi ma finalmente è giunto il loro momento. Questa felice opera postuma ha accresciuto in me il rammarico di non poter più vedere nuovi suoi film.
(Kondō Takashi - Yomiuri Shinbun 23-3-2012)
[Traduzione libera di Franco Picollo] 

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