Magazine Cinema
di Marc Vallè
con Matthew McConaughey, Jared Leto
Usa, 2013
genere, drammatico
durata, 117'
Dallas Buyers Club, l'ultimo film di Jean Marc Valleè è arrivato nelle sale italiane dal 30 gennaio, dopo l'anteprima al Festival Internazionale del Film di Roma in cui il protagonista, uno straordinario Matthew McConaughey, si era aggiudicato il premio come “miglior attore”.
Il film, tratto da una storia vera ha dovuto molto faticare prima di venire alla luce. Girava da quasi vent'anni alla ricerca di un produttore, da quando Craig Borten venuto a conoscenza della storia del Dallas Buyers Club, cerca e trova, riuscendo anche a intervistarlo, il vero Ron Woodroof, poco prima che questi morisse. Dall' incontro nasce lo spunto primario del film che dovrà però attendere vari anni prima di essere realizzato. La sceneggiatura scritta da Craig Borten e Melisa Wallack narra dunque la storia vera del texano Ron, elettricista per professione e cowboy per vocazione. Un uomo che non ha nulla di esemplare, né si sarebbe meritato di diventare oggetto cinematografico per la conduzione della sua esistenza, di cui abbiamo rapidi ma chiari assaggi all'inizio del film. Quella che si tenta di raccontare è infatti la svolta che imprime alla sua vita quando scopre che sta per perderla. E una svolta la imprime anche McConaughey alla sua carriera di attore interpretando questo ruolo. Non solo o non tanto per il sacrificio fisico (ha dovuto perdere oltre 20 chili), quanto piuttosto per la capacità di rendere quel mix esplosivo di rabbia, a tratti rassegnazione ma soprattutto tenacia che caratterizzano il personaggio che interpreta. Un uomo che scopre di avere l'AIDS e di essere condannato a morire in tempi brevissimi: i medici gli danno soli 30 giorni di vita. Ma proprio allora scopre di avere la forza di reagire, di ribellarsi al proprio destino, una forza che gli consentirà di sopravvivere altri sette anni. Tale scoperta lo costringe a cambiare. Dopo aver sempre denigrato i gay si ammala, quasi per contrappasso, della malattia che a quei tempi era ancora condiderata una loro prerogativa. Dopo essere stato omofobo impara a conoscere dalla sofferenza condivisa un mondo che fino ad allora aveva anche maleducatamente evitato. Ora che ha contratto la peste, cerca un modo di salvarsi e di salvare chi come lui non aveva altre alternative, ridando una chance a quanti credevano di essersele già giocate tutte.
Il film ricostruisce le difficoltà attraversate da Ron e di chi come lui ha contratto il virus dell'HIV negli anni ottanta, quando le cure erano ancora sperimentali e gestite dalle lobby farmaceutiche. È contro di esse che si schiera il club fondato da Ron, il Dallas Buyers Club grazie al quale riesce a diffondere le medicine proibite in America e necessarie a garantire la sopravvivvenza di quei malati. Si documenta, cerca le cure alternative e così, lui che aveva perso le speranze anche per sé, diventa un canale di speranza per molti altri. In questa lotta per la sopravvivenza incontra Rayon un trans interpretato da uno Jared Leto in stato di grazia, che con questo film confeziona uno dei suoi ruoli meglio riusciti, bravissimo a rendere tutte le sfumature di un personaggio fragile e complesso, delicato e potente.
E infatti a fare grande un film che rimarebbe altrimenti confinato nei limiti un po' angusti della biografia, sono proprio questi due attori. Per il resto non sorprendono né la sceneggiatura, né le scelte registiche. Per chi è rimasto colpito dal Jean Marc Valleè di C.R.A.Z.Y., quest'ultimo prodotto non risulta originale o almeno non tanto quanto lo era stato il precedente. Va però apprezzata la capacità del regista di non indulgere mai al patetico, di non finire mai nell'eccesso mantenendo un tono piuttosto uniforme che gli consente tuttavia di delineare bene le diverse sfumature del carattere dei personaggi. Il film merita comunque di essere visto non tanto per il messaggio filtrato, che in molti hanno letto come positivo, guardando forse con occhio troppo benevolo al mutamento cui va incontro il protagonista (che comunque non sembra possa essere considerata una vera e propria trasformazione morale), ma per la capacità di analizzare questo mutamento. Non si cade infatti nel facile tranello di trasformare un personaggio discutibile in un eroe assoluto, merito questo del regista che ne coglie gli aspetti anche contrastanti della personalità e soprattutto dell'attore che riesce a ricostruirlo nella sua interezza mettendo in scena un uomo che a dispetto di come si sforza di apparire è fragile, e proprio nel momento di estrema fragilità trova la forza di reagire. Un uomo che proprio quando sta per morire rinasce e che nella malattia trova una redenzione che non lo guarisce ma forse lo fa diventare una persona migliore.
di Aretina Bellizzi
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