Dunque, perché proprio quella risposta?
Non è sicuramente questo il messaggio che ci saremmo aspettati da un esponente del PDL, partito spesso fiero rivendicatore della logica del "mi sono fatto da solo". Ci si sarebbe, invece, aspettati un'esortazione nei confronti dei giovani all'intraprendenza, all'invenzione di nuove realtà lavorative. Questa possibile soluzione del problema della disoccupazione giovanile è stata infatti suggerita a varie riprese in diversi momenti della storia recente, da personalità pubbliche e da genitori esasperati, anche come provocazione per smuovere i moltissimi giovani disoccupati dalla rassegnazione e spingerli a creare opportunità, per la loro carriera ma anche per il paese.
UN'ALTRA STRADA
Sembra essere questa, nel 2011, una delle strade scelte dai giovani Italiani, stando alle rivelazioni pubblicate da Unioncamere sull' “Osservatorio sulla demografia delle imprese”. «135mila giovani hanno scommesso anche quest’anno, in piena crisi economica, sull’impresa per trovare risposta alle loro legittime aspirazioni di affermazione professionale», commenta il presidente di Unioncamere, Ferruccio Dardanello.
Anche l'anno successivo viene mostrata una buona propensione alla creazione di impresa: dai report emerge che, per i nuovi imprenditori, il desiderio di auto-realizzazione (fattore che nelle rilevazioni tiene conto della spinta a creare business per cogliere occasioni di mercato e del desiderio di valorizzare competenze ed esperienze professionali) supera notevolmente la necessità di auto-impiego (vale a dire lavorare in proprio come soluzione alla mancanza di lavoro dipendente), 54,3% contro 32,2%.
Del campione intervistato, quasi un ottavo (12,3%) ha indicato come maggiore ostacolo all'avvio della propria attività le difficoltà legate alla burocrazia della Pubblica Amministrazione che, nel 2011, era appunto il ministero di competenza dell'on. Brunetta. Per contro, la concorrenza ha rappresentato lo scoglio principale per il 10,7%, mentre la difficoltà di reperire credito solo il 5,9%.
I “lavori inventati” dai nostri giovani non sono necessariamente lavori “nuovi”, ma sono sicuramente lavori creativi: a volte hobby trasformati in attività professionali, altre volte scintille di idee imprenditoriali che su internet e nelle nuove tecnologie trovano il loro carburante.