Casa di Antonio Gramsci, Ghilarza, 13 settembre 2015 – © Rina Brundu
Mesto anche il Tevere si tinge di lutto
e piange lambendo le rive accorate.
Lassù in Campidoglio il gioiello è distrutto,
sconfitti rinculano gli elfi e le fate.Marino tacciato tal qual farabutto
le turpi catene coi denti ha spezzato,
si libra emulando un aereo mammuttho,
su Roma lanciando fatture pagate.Putto innocente senza se e senza ma,
alla fine è scivolato sulle cene
e il PD che c’ha un rigore anche gramscianonon poteva che invocar moralità.
Ora Roma si potrà rifar l’imene!
Di Battista ostenta il bisturi già in mano.
Magazine Attualità
Dalle ‘Ceneri di Gramsci’ alle cene di Marino – Un sonetto di Jena Camuna
Creato il 09 ottobre 2015 da Rosebudgiornalismo @RosebudGiornaliI suoi ultimi articoli
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