Magazine Psicologia

Dalle competenze all’essenza

Da Anna
Dalle competenze all’essenza


“L’ essenziale è invisibile agli occhi”, diceva la volpe rivolgendosi al piccolo principe. Eppure quando valutiamo una persona la prima cosa che facciamo è sbirciare nel suo profilo Linkedin o Fb.Talvolta capita anche di confermare competenze di persone che non abbiamo mai visto. Non è strano?Il mondo delle competenze è un mondo affascinante. Incontro persone molto brave nel  loro lavoro! Le più brave sono naturalmente quelle che lo svolgono con passione.
Ma quella passione da dove arriva?Qual è la natura della passione in quella persona?
Esiste un’ essenza, qualcosa di sottile che ci anima. Forse sto parlando proprio dell’anima, quella raccontata da teologo Mancuso o quella descritta dallo psicanalista Hillman. Qualunque cosa essa sia mi appassiona perché è il racconto di vite, apprendimenti e vissuti.Penso che occuparsi di competenze sia riduttivo se non si prende il coraggio di valicare i confini della concretezza, cercando di entrare in contatto con questa parte che poi così nascosta non è.Sì perché questa essenza, mi piace il termine perché mi riporta ad un profumo (ogni persona, infatti, ne possiede uno inconfondibile!) si manifesta attraverso un gesto, un tono di voce, uno  modo di appoggiare lo sguardo, di risolvere un problema, di relazionarsi …
Cosa anima quella persona? Cosa la appassiona? Qual è il suo fuoco? Chi è davvero?Soffermarsi alla rilevazione delle competenza sarebbe riduttivo. Noi non siamo ciò che sappiamo fare ma diventiamo ogni giorno ciò che scegliamo o ci troviamo accidentalmente (?) a fare.Confondere il piano del fare con l’essenza sarebbe come cadere nell’errore di Cartesio per cui non vi è distinzione tra il corpo in quanto corpo dal corpo in quanto vivo, riducendo questo a quello. Da qui il suo corpo-macchina e l’animale-macchina.Invece sono dell’idea che quest’anima, in quanto tale, abbia bisogno di darsi una forma attraverso il vissuto e le esperienze. Come direbbe Hillman, deve “salare” poiché attraverso questo momento di iniziazione essa acquisisce una sua soggettività.
Se lo scopo è quello di comprendere le persone, per selezionarle, orientarle, farle crescere, progettare con loro o semplicemente conoscerle, c’è bisogno anche di questo tipo di curiosità.
Riferimenti bibliograficiVito Mancuso, “L’anima e il suo destino”, Cortina
James Hillman, “Psicologia alchemica”, Adelphi

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog