Dopo le elezioni alcuni amici, che mi ritengono più preparato in materia (forse per via della mia passione per l'argomento, altrimenti non saprei spiegarmelo) mi hanno scritto ponendomi una semplice domanda: e adesso?
Mi guardo in giro e leggo un tutti contro tutti che non può non ricordarmi i periodi in cui da sinistra si accusava spietatamente l'elettore berlusconiano, reo di aver contribuito a portare l'Italia sull'orlo del baratro per colpa di un voto svenduto al nemico pubblico numero uno delle sinistre. Mentre da destra arrivavano badilate di "coglioni" e "comunisti".
Oggi c'è la caccia al grillino, le cui colpe sono sostanzialmente simili nelle tesi di che le imputava un tempo agli elettori del Cav. Sull'altro fronte l'elettorato grillino che schernisce la "casta" tutta, forte del risultato elettorale ottenuto (ma che, ricordiamolo, non è rappresentativo della maggioranza del paese).
In mezzo stava, e sta anche oggi, lo stivale che affonda. Dimenticato in un angolo dalla battaglia tra partiti, movimenti, curve nord e sud.
Un paio di anni fa mi dicevo che dopo la scomparsa di Berlusconi dalla scena politica sarebbe stato necessario una sorta di dibattito civile per una riappacificazione nazionale. Suona grossa come cosa, ma il senso per me era semplice: cercare di superare un periodo fatto di divisioni ideologiche. Uscire da quel brutto fenomeno che è la tifoseria per partito preso, che non ti permette di razionalizzare e trovare un senso comune di appartenenza, una strada condivisa.
Il che non significa non schierarsi su linee di pensiero a noi più congeniali (io ad esempio non riuscirei ad identificarmi nei programmi e nei valori della destra, e viceversa) ma cercare di focalizzare l'attenzione sui problemi veri, di tutti i giorni e premere assieme su partiti e movimenti eletti e quindi incaricati di eseguire un compito, responsabilizzandoli.
Berlusconi non è uscito di scena, Grillo ci è entrato a piedi pari, la sinistra arranca ancora su se stessa e noi, dopo vent'anni ci ritroviamo ancora divisi a litigare su chi debba avere ragione e chi no, schierati più che mai e con il paraocchi. Ma non possiamo permetterci che a prevalere siano ancora le ragioni dell'uno o dell'altro. Devono prevalere le necessità del sistema paese tutto.
L'immobilismo lo fa la classe politica, è vero. Ma ad un certo punto anche la società deve trovare il coraggio di svincolarsi e prendersi la responsabilità di chiedere fatti concreti agli eletti, che siano parte di un partito o di un movimento, coalizzati o meno. Non è più tempo del club esclusivo, non è più ora per gli schizzinosi.
Bisogna pretendere, da tutti, perché ci tirino fuori da questo impasse, con serietà e senso del dovere. Altrimenti potremo anche fregiarci dell'appartenenza esclusiva a quel club o a quell'altro, ma in tasca non avremo niente.
Matteo Castellani Tarabini | contepaz83