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Dalle gradinate alle piazze se gli stadi diventano un laboratorio per la repressione

Creato il 17 ottobre 2014 da Stefano Pagnozzi @StefPag82
Dalle gradinate alle piazze se gli stadi diventano un laboratorio per la repressione
E se avessero avuto ragione i tifosi quando urlavano “Leggi speciali: oggi per gli ultras, domani per tutta la città”?
Inevitabile pensarlo se si considerano gli ultimi provvedimenti messi in campo dal governo Renzi “per rafforzare il contrasto dei fenomeni di illegalità e violenza durante le manifestazioni sportive”, raccolti nel Decreto Legge 119/2014.
Sfogliando il testo legislativo che si discute oggi alla Camera, vi si trova di tutto, dall’introduzione del “DASPO di gruppo” fino alla proposta di sperimentazione per le forze di polizia della famigerata “pistola elettrica”.
Nel dettaglio, riprendendo dal sito Altalex:
In materia di DASPO (il Divieto di accedere alle manifestazioni sportive) si prevede che possa essere applicato anche nei confronti dei soggetti che risultano condannati o denunciati non solo per i reati da stadio, ma anche per tutti i delitti contro l’ordine pubblico, nonché per i delitti di comune pericolo mediante violenza. Infine, vengono rivisti i termini di durata del DASPO, stabilendo che la durata minima di tale divieto è di tre anni, mentre il provvedimento inibitorio ha una durata da un minimo di cinque ad un massimo di otto anni per quei soggetti che sono già stati destinatari di una analoga misura;
In tema di striscioni negli stadi potranno essere puniti con DASPO anche coloro che introducano negli impianti sportivi, non solo cartelli e striscioni, ma anche altre scritte o immagini che incitino alla violenza.
Il divieto di trasferta può essere disposto, in caso di gravi episodi di violenza, dal Ministro dell’Interno, attraverso la chiusura del settore ospiti degli impianti sportivi in cui si svolgono gli incontri di calcio individuati in relazione al pericolo di turbativa dell’ordine pubblico.L’arresto in flagranza differita può essere applicato anche nei confronti del reato di istigazione alla discriminazione razziale, etnica e religiosa.
La vera ciliegina, introdotta con un emendamento del deputato di Forza Italia Gregorio Fontana, è costituita però dalla proposta di sperimentazione della “Taser”, la pistola elettrica che produce una scarica in grado di rendere la persona colpita inoffensiva e immobile per alcuni secondi. Un’arma potenzialmente letale (come documentato dalla letteratura scientifica internazionale) che non sarebbe utilizzato soltanto negli stadi e durante le competizioni sportive, ma dovunque.Nel frattempo sono state ufficialmente introdotte (l’occasione è stata il vertice della BCE ospitato il 2 ottobre a Napoli) le microcamere installate sulle divise, già sperimentate in precedenza dalla polizia nelle principali città italiane.
Guerra non dichiarataScorrendo l’elenco di nuove armi (materiali e legali) messe a disposizione degli apparati di sicurezza, viene insomma da chiedersi se quella che stanno ingaggiando le istituzioni italiane non sia una vera e propria guerra, anche se non dichiarata.
Eppure, vale la pena ricordarlo, il decreto legge in discussione a Montecitorio non dovrebbe essere altro che la risposta legislativa agli incidenti avvenuti a Roma il 2 maggio scorso, in occasione della finale di Coppa Italia tra Napoli e Fiorentina.
L’uccisione del tifoso napoletano Ciro Esposito, nei pressi di un parcheggio di Tor di Quinto, e la tensione registrata all’interno dello stadio Olimpico nelle ore antecedenti alla partita, spinsero il ministro dell’Interno Angelino Alfano a promettere una risposta dura, oggi prossima alla trasformazione in legge.
Per inciso, si potrebbe qui ricordare che in occasione dell’unico vero incidente grave avvenuto quel giorno (l’omicidio del tifoso napoletano, di cui al momento è accusato l’ultras di estrema destra Daniele De Santis) la polizia fosse del tutto assente. Insomma, il problema allora non fu l’inadeguatezza delle armi, ma quella del servizio d’ordine, per il quale nessuno ha mai sentito il bisogno di chiedere conto.
Oppure si può rammentare il fatto che incidenti anche più gravi sarebbero potuti avvenire poche ore dopo, all’interno dello stadio, e che in quell’occasione non avvenne nulla, anche grazie alla “gestione” dell’ordine pubblico in curva garantito dagli ultras (cinque dei quali arrestati di recente, proprio per i fatti di cui si parla) e non certo per merito delle forze dell’ordine.
Affermare che, con qualche pistola elettrica in dotazione alla polizia, le cose sarebbero andate meglio appare azzardato.
Violenza ultras come pretestoQuello che però preoccupa davvero è l’idea che gli strumenti di controllo messi in atto negli stadi (e favorevolmente accolti dall’opinione pubblica proprio perché destinati ai facinorosi ultras) possano essere in un secondo momento riproposti, identici, altrove.
Un processo analogo è avvenuto in  passato per i lacrimogeni con gas cs e i manganelli tonfa.Viene cioè da chiedersi se la cosiddetta “violenza ultras” non rappresenti in realtà il pretesto per un controllo sociale ben più ampio, del quale lo stadio non debba essere altro che un laboratorio.Non è un mistero, del resto, che sin dal momento della sua introduzione, nel 1989, si sia tentato di estendere il DASPO anche all’esterno degli stadi.
Il tutto ignorando che il DASPO stesso, come misura combinabile sulla base di una semplice denuncia, è stato più volte criticato già per il suo attuale utilizzo. Nel 2002 la Corte Costituzionale lo “salvò” solo in quanto misura “di prevenzione, e non punitiva”.
Tra i tanti a proporne l’estensione ci fu, nel 2010, l’allora ministro dell’Interno Maroni, che all’indomani degli scontri avvenuti a Roma il 14 dicembre si disse favorevole all’idea di estendere l’utilizzo del provvedimento anche per le manifestazioni politiche.
Più di recente, nei giorni scorsi, è stato il deputato di Scelta Civica Stefano Dambruoso a proporre un emendamento al “Decreto Stadi” che estendesse la possibilità di utilizzo del DASPO anche nella vita “civile”.
Finora nessuno vi è riuscito. Domani chissà.
di:Carlo Maria Miele – Mondocalcio Magazine via fondazionetaras.it

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