DALLE STELLE ALLE STALLE
Gabanelli, dal colle agli insulti 5 stelle (di Toni Jop)
Ok, il Pd con il «no» di 101 untori è riuscito ad affondare la candidatura di Prodi alla Presidenza della Repubblica, ma anche i grillini non scherzano con i loro santi in paradiso. Ieri hanno lapidato Milena Gabanelli come fosse la peggior vipera dei boschi, ed era la loro candidata più votata per il Quirinale. «Venduta», «traditrice», «merda»: ora dicono così di quel fiore all’occhiello tanto celebrato durante le smaglianti quirinarie di Grillo e Casaleggio. Cosa avrà fatto la giornalista di Report per meritarsi il rogo, pochi giorni dopo aver ottenuto, dallo stesso pubblico, la promozione verso il Colle? Niente di che: banali domande, giuste, sostenute da un interesse collettivo ben evidente, peraltro neppure armate da particolari durezze. La questione quindi non può stare negli interrogativi che Gabanelli ha acceso nel corso della sua trasmissione di domenica sera, ma nella materia che ha sollevato: i soldi.Dove vanno a finire gli euro del blog di Grillo? Quanti sono? In che misura vengono eventualmente usati per finanziare il Movimento Cinque Stelle? Domande molto popolari, rivolte a Grillo e Casaleggio. Nessuno dei molti che hanno insultato la giornalista di Raitre ha protestato, tuttavia, per il fatto che le domande non siano state poste direttamente ai due padroni del Movimento nel corso dell’inchiesta, e questo è apprezzabile: la spiegazione sta nel fatto che Gabanelli ha raccontato di aver contattato i due fenomeni della nuova politica ma inutilmente, perché hanno preferito starsene sotto le coperte. Grillo e Casaleggio si sono rifiutati di rispondere come due «cadaveri putrefatti» della Prima Repubblica. Eppure, la trasmissione di Gabanelli non è un odiato talk show e non è un giardino per nessuno, men che meno per il Pd e per l’Unità, finiti nella stessa inchiesta a proposito delle ricadute pubbliche dei loro bilanci. I due «pensatori» Cinque Stelle non si sono detti: guarda che bella cosa, rispondere a delle domande legittime poste, in nome della trasparenza, dalla nostra più votata candidata al Quirinale; alla loro beniamina hanno preferito rispondere, discreti, col gesto dell’ombrello. Sapranno loro perché. Magari avevano intuito che la giornalista avrebbe chiuso la puntata con questo invito: «Con tre milioni di disoccupati, smettetela di parlare di scontrini». Ma come si permette?
E infatti, il tono della reazione sul blog di Grillo pare impostato proprio sull’insofferenza verso questa mancanza di rispetto e di ossequio nei confronti dei due leader e delle loro creature. Ma allora, si può sapere o no, quanti soldi i fans consegnano, tramite il blog, alla diarchia di governo? Nemmeno Gabanelli si è azzardata a fare cifre in proposito, benché esperti del settore, non ci risulta smentiti, abbiano quantificato i probabili introiti in diversi milioni di euro l’anno. Ecco: nel pomeriggio di ieri si sono sentiti in dovere, almeno, di dire quanti di quei soldi finiscono al Movimento: «I proventi degli introiti pubblicitari del blog di Beppe Grillo non sono utilizzati per finanziare il Movimento Cinque Stelle. Il M5S si finanzia con il lavoro e le piccole donazioni volontarie degli attivisti di tutta Italia». Così sta scritto piccolo-piccolo sul blog, a firma dello staff di Beppe Grillo, nessun riferimento alla puntata di Report, nessuna spiegazione per il mancato coinvolgimento diretto dei due cuoridileone.
Niente soldi ai Cinque Stelle, quel bendidio resta nelle tasche di Grillo e Casaleggio. Non è meraviglioso? Le due volpi arricchiscono con il blog facendo politica, identificandolo con il partito, soprapponendolo a qualunque altro mezzo di comunicazione interno e interno-esterno, e della ricchezza accumulata non restituiscono neppure un euro a chi li sta trasformando in upper class. Ancor più meraviglioso è il caso per cui questo mancato ritorno finanziario nelle casse del Movimento sarebbe, coerentemente, dettato dalla volontà di non tradire trasparenza e chiarezza nei meccanismi di finanziamento di una forza politica tenuta, ex voto, a finanziarsi «con il lavoro e piccole donazioni», non con milioni di zozzi euro ricavati dalla pubblicità. Geniale, avrebbe conquistato George Roy Hill, il regista della “Stangata”. Infine, si capisce anche perché fin qui i due si siano guardati dal mettere a punto una piattaforma web totalmente nella disponibilità del Movimento: significherebbe inaridire stupidamente questa bella rendita di posizione.
Magari lo faranno, ma intanto hanno sistemato le famiglie per generazioni. Gabanelli ha risposto: «Sono state detto cose false? Se è così siamo pronti a precisare. Almeno nessuno del M5S mi ha insultata al telefono come ha fatto qualche simpatizzante degli ex Ds…». Siamo i peggiori della classe.