La fila è composta, silenziosa. Mi aspettavo fisionomie multietniche, casi umani, barbe sfatte e scarpe da ginnastica bucate. Invece quelli in fila stamattina potrebbero essere miei (ex) colleghi. Cappotti, ragazze ben curate, ragazzi con l'aria di studenti universitari. Un po' più avanti nella fila c'è la cameriera del bar sotto al mio (ex) ufficio. "Anche tu qui?!" esclama incredula.
Già.
La fila procede e in meno di mezz'ora sono davanti all'impiegata dello sportello, una sorta di madre benevola, che mi dà alcuni moduli da compilare e le istruzioni da seguire nei prossimi mesi. Il tutto si svolge con rapidità ed efficienza, senza il minimo imbarazzo. Come prendere una medicina. Continuo a guardarmi intorno con circospezione. Tutti sembrano tranquilli, le mie previsioni catastrofiche totalmente infondate.
Anche oggi lo Stato belga avrà diverse bocche da sfamare in più. Perché anche le istituzioni europee hanno abbracciato con entusiasmo la moda dei contratti precari.