- Firenze oltre le tende.
V’era una dama di così rispecchiata virtù che perfino le donne dei paesi vicini accorrevano a vederla come una meraviglia. Avvenne ch’ella perse il marito, e, non contenta di seguirne il funerale coi capelli sparsi percotendosi davanti a tutti il petto nudo, come tutte fanno, volle seguire il defunto perfin nel sepolcro. Così che, quando il corpo fu posto nel sotterraneo, secondo l’uso greco, questa dama gli si mise accanto, dolente custode, piangendolo giorno e notte. Né il padre, né la madre, né i parenti riuscirono a strapparla di là, afflitta e decisa a lasciarsi morire di fame; gli stessi magistrati, fatto un ultimo tentativo, dovettero ritirarsi. E, compianta da tutti, questa donna più unica che rara aveva già lasciato trascorrere cinque giorni senza prender cibo. Una fedelissima ancella era rimasta accanto all’infelice, e, unendo le proprie lacrime a quelle di lei, badava a riaccender la lampada funeraria ogni volta che la vedeva venir meno. Tutta la città parlava di quel pietoso evento; la gente di ogni classe affermava unanime che nessun altro esempio di castità vera e di sincero amor coniugale aveva mai brillato così sulla terra. In quel tempo, il governatore della provincia condannò alcuni ladroni ad esser crocifissi proprio accanto al sepolcro in cui la matrona stava piangendo il recente cadavere del marito. E, la notte seguente, il soldato che vigilava presso le croci affinché nessuno ne togliesse i corpi per seppellirli, vedendo un lume che brillava tra i sepolcri e udendo gemiti di pianto, spinto dalla curiosità propria della natura umana, volle sapere chi fosse e che avvenisse. Discese dunque nel sepolcro, e, alla vista di quella donna bellissima, dapprima rimase sbigottito come davanti a un fantasma o a qualche apparizione infernale; ma poi, notando la salma distesa, e quel pianto, e quel volto graffiato dalle unghie, capì, com’era di fatti, di aver dinanzi una vedova inconsolabile. (Meditazione su Satyricon di Petronio Arbitro).
S A N T A C A T E R I N A
La santa Caterina
pirulin pirulin zum zum( tutto due volte)
Era figlia di un re di un re di un re.
Suo padre era pagano
pirulin pirulin zum zum
sua madre invece no, oh oh, oh oh.
Un dì mentre pregava
pirulin pirulin zum zum
suo padre la scoprì, ih ih, hi hi.
Che fai o Caterina
pirulin pirulin zum zum
in quella posa lì.
Io prego Iddio mio padre
pirulin pirulin zum zum
che non conosci tu.
Alzati o Caterina
pirulin pirulin pirulin zum zum
se no ti ucciderò.
Uccidimi tu pure
pirulin pirulin pirulin zum zum
che io non mi alzerò.
Al colmo del furore
pirulin pirulin pirulin zum zum
suo padre la colpì.
E gli angeli del cielo
pirulin pirulin pirulin zum zum
cantaron gloria.
-Bianca 2007-