Damien Rice è oggi il più sorprendente musicista irlandese in circolazione. Cantautore atipico, moderno (ha quarant'anni), colto, romantico, è un artista decisamente singolare. Ha realizzato il primo album nel 2002, con il titolo di O come Histoire d'O, con l'intento che fosse l'unico della sua carriera. Un disco intimista e straordinario, decisamente diverso e originale, capace di strappare emozione e stupore ad ogni ascolto, ha anche incontrato l'approvazione del pubblico, con un primo posto in classifica in Irlanda ed un Top Ten in Gran Bretagna. Alla fine è seguito un secondo album, 9, quattro anno dopo, e questo My Favourite Faded Fantasy dopo altri otto anni.
Valeva la pena di aspettare. My Favourite Faded Fantasy è splendido. Rispetto ai precedenti è decisamente orecchiabile, di facile fruizione, di quei dischi che colgono immediatamente l'attenzione di qualsiasi ascoltatore. Anche i Beatles lo erano, orecchiabili. Come i dischi di una volta, oltre ad essere orecchiabile è molto bello. Magicamente bello.
Nel mio immaginario My Favourite Faded Fantasy fa parte di quel gruppo di dischi con un accompagnamento orchestrale che comprende Astral Weeks di Van Morrison, Second Contribution di Shawn Phillips e la sola canzone Moonlight Mile degli Stones di Sticky Fingers.
I brani sono ballate romantiche, dense, emozionali, malinconiche, che ti prendono alla gola e ti stracciano l'anima. Ballate che partono in sordina, acustiche, per accumulare tensione, groove e interventi orchestrali. Canzoni che fanno sanguinare. Da un certo punto di vista Damien Rice è oggi quello che vorrei che fosse diventato il Peter Hammill di Over e Love Songs, o meglio ancora potrebbe rappresentarne la sua versione moderna. It Takes A Lot To Know A Man, con i suoi dieci minuti, è un magic spell, una formula magica che ti lacera l'anima, ma al tempo stesso non avrebbe difficoltà ad essere trasmessa alla radio.
My Favourite Faded Fantasy è il primo singolo, It Takes a Lot to Know a Man e The Greatest Bastard sono i successivi, e curiosamente ricordano molto da vicino le canzoni di Glen Hansard del film irlandese indipendente Once, anche se apparentemente non ci sono relazioni fra i due. Se non essere entrambi cantautori irlandesi contemporanei. I Don't Want to Change You è l'altro brano orecchiabile.
Ascoltando le canzoni, più che al rock'n'roll figlio di Chuck Berry o al folk dei Chieftains viene da pensare ai chansonnier francesi. Una musica senza confini, che non si può ignorare. Fra i dischi più belli di sempre.