Dan Bilefsky e l’economia turca

Creato il 28 luglio 2012 da Istanbulavrupa

Dan Bilefsky è un giornalista del New York Times: vive a Parigi, scrive di questioni europee e di Turchia; è l’autore, soprattutto, di un vergognoso articolo – qualche mese fa – sul movimento di Fethullah Gülen: basato su informazioni provenienti da fonti politicamente orientate e in nessun caso verificate. E’ tornato alla carica qualche giorno fa, su di un terreno apparentemente meno scivoloso: quello dell’economia, in cui regnano le cifre e non le illazioni – o almeno dovrebbero. Cos’ha fatto il buon Bilefsky? Ha elogiato l’andamento strepitoso dell’economia turca nell’ultimo decennio, ha paventato scenari tragici a causa del surriscaldamento da troppa crescita (soprattutto in termini di inflazione e di disavanzo delle partite correnti). Certo, il rischio di surriscaldamento e’ concreto: ma perché Bilefsky non ha aggiunto che le autorità governative e monetarie turche lo sanno benissimo, che sono state prese delle contromisure, che queste contromisure stanno almeno parzialmente funzionando (l’inflazione e il disavanzo delle partite correnti sono in calo; le entrate fiscali sono però calate in modo preoccupante, così da richiedere forse tasse supplementari)? Ma è informazione, questa? Eppure basterebbe riportare tutti i fatti e non solo quelli che fanno comodo per mettere in cattiva luce il governo dell’Akp; eppure basterebbe attenersi ai fatti e non avventurarsi in fantasiose e diffamatorie interpretazioni. I fatti, in effetti, parlano di stime di crescita per il 2012 tra il 3 e il 4%: che per gli altri paesi occidentali è comunque un miraggio.



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