Da quando ti seguo ho avuto la netta sensazione che la tua fotografia è alla fortissima ricerca del fermare il tempo, normale si direbbe in fotografia, ma sono dell’avviso che certi fotografi lo rendono e lo curano in maniera estremamente più forte di altri. Ti ci vedi? E se si c’è un motivo particolare?
Guarda io la categoria kantiana del tempo che non son mai riuscita ad assimilarla… e poi, hai presente il quadro di Goya “Saturno che divora i suoi figli” ?. Lo vidi quando avevo ancora gli occhi vergini, fu uno shock. Insomma non ho un sano rapporto con il Tempo e forse la fotografia, è lo strumento che mi concede quella libertà di affrontarlo senza farmi divorare da esso.
La petit mort, ho dato uno sguardo in giro e sfogliando dal vivo, vedo e leggo che è nato dal tuo approccio a Youporn, parlaci di come è nato tutto e dove volevi arrivare creandolo.
Il progetto è nato da una mia curiosità documentaristica .
Nel 2007 scopro di Youporn e della nuova pornografia amatoriale e la sua estetica
Ero alla ricerca di un nuovo lavoro sicché mi son messa a fare quello che milioni di persone fanno ogni giorno in rete. Ho cliccato la parola più ricercata, “sex”, ed ho iniziato a guardare video amatoriali di pornografia attraverso la macchina fotografica, operando nello stesso tempo una mia decontestualizzazione. Chiamalo, se vuoi, un gesto di “appropriation art”.
Quei frames di video mi restituivano un’essenza erotica e anche poetica che il linguaggio pornografico per antonomasia non mira a mostrare. O forse ciò era dovuto al fatto che si trattava di filmati amatoriali, gente comune che provava a farsi il suo filmino porno, in solitario o in coppia, ma senza una professionalità tecnica ed interpretativa, e ciò che trasmetteva (ed io vi leggevo), al di là del loro esibizionismo, era una solitudine carnale, impalpabile; vedevo corpi nudi, ma anche corpi assenti, smaterializzati dai pixel e dal monitor..
Sul titolo:“La petite mort”, è una metafora francese che indica sì l’orgasmo ma anche lo stato nel quale ci si sente quando se ne fa esperienza, come un oblio di sé. Roland Barthes, ne parla come di quel sentimento che si dovrebbe sentire quando si legge una grande opera di letteratura…
E , se vuoi c’è anche una relazione con il mio gesto artistico di “appropriazione”, perché quei frames di un flusso in divenire (il video) che diventavano, morendo, le mie fotografie, erano e sono delle piccole morti. E la fotografia da sempre va a braccetto con la Morte…
Teatro e fotografia, parlaci dei due tuoi mondi.
Artisticamente mi sono formata nel teatro di ricerca (Grotowski – Barba) da cui mi sono separata (con rabbia e dolor) nel 2002, lasciando il posto alla fotografia, che parallelamente praticavo. Ci ho messo alcuni anni a far pace con il Teatro, anche perché volens or nolens me lo ritrovavo dentro la mia fotografia. Ma ormai non recito più, da anni. Eccezione: Ho fatto una breve lettura di poesie il giorno in cui abbiamo presentato il mio libro alla Galleria Nobili di Milano, (fine giugno)…..non succedeva da luuuungo tempo ! … qualche brivido di memoria…
Se devo paragonarti ad un dolce, direi a qualcosa di dolcemente aspro, qualcosa come una coppa di mascarpone e frutti di bosco, Tu?
Anche a un tiramisù se vuoi, l’importante che ci sia sempre una coppia polare, opposti che cercano di coincidersi.
Altri progetti? Mostre?
“La petite mort” vorrebbe mostra(rsi) e mi auguro che accada presto.. poi c’è un lavoro sull’autoritratto “Self in diptych” , che non vorrei concludere mai, anche se una prima fase è pronta per uscire. E poi c’è altro materiale in archivio che mi sussurra e lievita… vedremo…
LA PETIT MORT:
AUTORITRATTO – “Self in diptych” : http://vimeo.com/54702280
Dana de Luca:
http://danazdeluca.photoshelter.com/
http://dhanazd.tumblr.com/