“Dancing Polonia” disco di Saluti da Saturno – recensione di Daniele Mei

Creato il 08 settembre 2013 da Alessiamocci

Niente giri di parole, Mirco Miriani (aka Saluti da Saturno, già batterista di Enrico Rava e Vinicio Capossela, e fondatore dei Mazapegul) ha fatto un gran disco, da vedere e immaginare oltre che da ascoltare, un film senza immagini.

Pieno di sfumature e di testi che prendono vita e significato di volta in volta e a seconda dei momenti in cui ci si mette all’ascolto.

Il passaggio dal Pianobar Futuristico Elettromeccanico basato sull’Optigan, strumento da pianobar per eccellenza, al Free Jazz Cantautorale che sposta la responsabilità strutturale  dei brani sul pianoforte crea un solco preciso e netto tra i primi due, apprezzatissimi album, “Parlare con Anna” (2010) e “Valdazze”(2012).

Per confezionare Dancing Polonia son stati di grande aiuto musicisti del calibro di Arto Lindsay, Massimo Simonini, Paolo Benvegnù (che mette pure la sua voce in “Le Luci della sera”), Alessandro “Asso” Stefana, il thereminista Vincenzo Vasi, il produttore e sound designer Taketo Gohara e altri collaboratori oltre naturalmente ai fedelissimi Marcello Monduzzi, Bruno Orioli e il prof. Roberto Greggi.

L’accostamento tra Saluti da Saturno e Capossela che un po’ mi teneva distante al primo ascolto dei Saluti di Saturno, si scioglie in pochi ascolti di Dancing Polonia.

Certo le affinità ci sono, anche se Capossela lo vedo scrivere le sue musiche in mezzo a mari in tempesta o su cieli nuvolosi, magari in un’atmosfera da film di Tim Burton.

Mirco Miriani invece disegna i suoi testi su una piccola sedia in una casetta di legno: da solo, lui, il pianoforte, un theremin e una piccola orchestra jazz, colmo di ricordi e sogni di bambino che solo attraverso la musica ha guardato il mondo.

Lasciarsi cullare dalla dolce e rassicurante inquietudine di Dancing Polonia è un piacere immenso.  È un viaggio tra insegne luminose e giradischi su un pianoforte in un luogo non definito tra la Finlandia, l’Italia e l’Armenia, con tanti dischi in tasca di Ornette Coleman e Secondo Casadei (artisti, secondo Mirco, tanto lontani e tanto vicini), maestri del free jazz cantautorale.

“Il Dancing Polonia (sempre secondo Mirco) è il nostro locale itinerante con colori accesi, comode poltrone in similpelle, tavolini rotondi,con un fiore sopra e un bel bancone con tante bottiglie e una barista bella ma non più giovane, con tante storie da raccontare e ci si sente protetti come dentro un condominio volante che da fermo ti fa girare il mondo.”

Ottimo disco che prende valore e significato ascolto dopo ascolto.

Written by Daniele Mei


Potrebbero interessarti anche :

Possono interessarti anche questi articoli :