Daniela Silivas

Oggi è il giorno del concorso individuale femminile di ginnastica artistica. Lo so, non a tutti interessano le Olimpiadi, e fra chi le sta seguendo ci sono persone con gusti molto diversi dai miei. Dal 1988, da quando ho iniziato a guardare le Olimpiadi, per me la manifestazione è sinonimo di ginnastica artistica femminile, e quella di oggi è la gara più importante. Ricordo ancora che stavo guardando distrattamente la gara, solo perché non avevo niente di meglio da fare, quando quella ragazzina romena ha salutato pubblico e giuria e ha iniziato il suo esercizio alle parallele asimmetriche. La perfezione, e non sono io a dirlo. Lo hanno decretato i giudici, assegnandole un punteggio di 10,00. Io so che in quella manciata di secondi mi sono trasformata da spettatrice distratta a grande tifosa. La ragazzina si chiamava Daniela Silivas.

“Probabilmente Daniela Silivas è la più grande fra le ginnaste che non hanno mai vinto un oro nel completo” c’è scritto a pagina 113 dell’Enciclopedia delle Olimpiadi che La Gazzetta dello Sport ha pubblicato prima dell’edizione del 2008.

Daniela ha partecipato a una sola Olimpiade, ma quell’edizione è stata segnata dai suoi esercizi in modo indelebile. Seconda nel concorso a squadre dietro con la Romania, seconda nel concorso generale dietro Yelena Shushunova per soli 25 millesimi (ma fino all’ultimo esercizio era in testa, e ci sono forti dubbi su un punteggio troppo basso assegnatole in quell’ultimo esercizio), prima alle parallele con un punteggio perfetto di 20 su 20, prima alla trave (e il suo modo di salirvi prenderà il suo nome, Silivas), prima al corpo libero (che contiene alcuni movimenti straordinari come un doppio avvitamento e un doppio salto mortale all’indietro) e terza al volteggio, un totale di sette volte in cui ha ottenuto un 10 come punteggio (così come aveva fatto Nadia Comaneci a Montreal nel 1976). Non ha mai vinto quell’oro che viene assegnato oggi, ma ha comunque segnato la ginnastica in modo indelebile e ha saputo regalarmi emozioni straordinarie.