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Danila Oppio in… Poesia. Buon compleanno Rosebud!

Creato il 27 marzo 2012 da Rosebudgiornalismo @RosebudGiornali

Danila Oppio in… Poesia. Buon compleanno Rosebud!L’ostrica, rivestita d’alga verdastra

Satura di cementata sabbia

Appare di sasso, opaca, mimetica

Ma la perlacea opalescenza

Del suo cuore, cela-

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Camminerò nel deserto

A piedi nudi, verso

L’infinito, un amore

Di sabbia turbinosa

Secca tempesta

In arse pupille dove chador

Non serve a difenderne

Degli occhi l’ardore,

A piedi nudi, oltre il tempo

Nei tuoi occhi d’acqua

Per rinfrescarmi l’anima.

Shalom Israel

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Eterno conflitto

Tra terrena materia

E Spirito immortale

Dio, gran sognatore

Spera in ciò che l’uomo

Fatica a raggiungere.

Simile a Lui lo vuole…

Esorbitante divario!

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Per un tuo inaspettato

Ed accecante sorriso

Avrei scordato

In qualche angolo del cuore

Ogni altra cosa.

Ho imparato

Non certo dal nostro mondo

Improbabile

Quello che non accade.

Rimpianto

E’ un errore di calcolo

Non cresce la spiga,

il papavero, né il grappolo.

E’ altro il Suo dono.

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Ancor prima

Dell’ultimo addio

Morire alla vita

In attesa

Dello squarcio nel velo.

O picconate nel muro-

Non seppellirò

Il mio cuore anzitempo

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Il mare, col suo molle

E sonoro fiatare

Ha l’interminabile

E pacato sospiro

D’un azzurro gigante

Che con le sue infinite

Carezzevoli braccia

Accoglie le nostre vite

Rivolte allo spazio

Illimitato del Cielo

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Ancorata ad un’utopia?

No, confido nello Spirito

Che muta l’animo

Marchiandolo a fuoco

Tu, cinicamente, neghi

I discepoli tornarono

A Gerusalemme, certi.

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Orizzonte

Dove lo sguardo

Non incontra la fine

Mare e cielo, confusi

In un unico azzurro

L’onda

Che pare morire

Sulla battigia si ritrae

Nel lontano profondo

L’inganno

Dell’apparenza come miraggio

Su dune desertiche

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Ti donerò colombe

E il rombo assordante

Delle campane sulle piazze

Chiuse, e le canne

Nel vento e un ramo d’oro

E strapperò a te

Dai bizantini mosaici

Le ghirlande l’ulivo

Fitte di bacche

Nere come la notte

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Ti chiamerò cielo

Per darti un senso

D’infinito

Cielo profondo azzurro

Tenero e proibito

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Scivola

Sul lastrico della strada

Strazia

Lo stridore dei freni

Una chiazza

Rossastra e l’angoscia

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Corri bambino

La strada della vita

Ti ha portato lontano

I tuoi capelli, bianchi

Il tuo passo, stanco

Tempo non c’è stato

Per osservare le mani

Che ormai tremanti

Si tendono ancora

Verso tramonti lontani

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Ho calpestato

Le sponde del Giordano

E pianto sul Muro

Come Mosè ho cercato

Dio, sul Monte Sinai

Invano. Mi sono smarrita

Nel deserto del tuo cuore

E non ho mosso un passo

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Vaporizzando

L’aromatica essenza del nulla

Inesausta scrivo

Con penne di gabbiano

Trovate tra i flutti

Esitanti, dei leggeri

Sorrisi tuoi

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Angelo mio

Non eri in cielo

Quando ti incontrai

E le mie stanche ali

Incapaci di affrontare

Un lungo volo

Si richiusero a resa-

Qui in terra, mai!

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Tu, che di questa vita

Di questo stralunato

E immenso mare

Fosti un’immobile onda

Che mai avvistò la spiaggia

Solo fioche luci indistinte

Lontanissimi bagliori

Nella sera-

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Mani

Rincorrevano farfalle

In Brasile, con ali

Iridate tingevano

Cieli al tramonto

Ne ho afferrata

Una tra le dita

Ma già ripiegava

Le ali, e moriva

Ho strappato dei fogli

Gridavano troppo forte

E stridevano nella quiete

Ho lasciato il silenzio

E un soffuso brusìo

Parole, come foglie

Portate dal vento

Chissà dove andranno?
Nella torbiera del tuo cuore

Forse sono dirette

Ma rimarranno?

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Dio, portami lontano

Dal sentiero accidentato

Che percorrono i miei passi

Infondimi sicurezza

Che smarrii nel cammino

Aiutami a non affogare

In un oceano di banalità

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Non ti adombrare

Se al tuo severo sguardo

Pongo parole aeree

Impalpabili cirri

Che si spostano al vento

Bizzarro, sulla tavola

Glauca del cielo,

altrimenti immutabile

Figure in movimento

Plastiche forme, corvi

O timide colombe

Vapori acquei, sempre.

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Pensieri siderei

Che solo il Cielo

Intende

L’Uomo non comprende

Confonde, disperde

E si perde…….

Postfazione di Rina Brundu. Oggi è il compleanno di Rosebud. Nel senso che nacque due anni fa, il 27 Marzo 2010, in un momento in cui stavo cambiando molte cose della mia vita e preparavo la mia toccata-e-fuga in Ogliastra. Rosebud – il cui nome riprende quello dello slittino d’infanzia di Charles Foster Kane, il magnate del Quarto Potere di Orson Welles (Citizen Kane, 1941) – viveva all’inizio dei miei soli articoli….prima che lo abbandonassi anche io… per lungo tempo.

Dal 13 Novembre 2011 (5 mesi fa ca.) Rosebud è rinato, aperto alla collaborazione di altri autori. È rinato per infiniti motivi, ma soprattutto perché il mio interesse per il giornalismo – e per il giornalismo-online in particolare, una tipologia di giornalismo che mi sono letteralmente inventata tanti anni fa tra le pagine di un altro sito dedicato a questi argomenti – è uno di quegli interessi che nascono con l’anima. E che non si possono fingere né ratificare con un esamino di Stato.

Tuttavia, tutto ciò che si è fatto in questi ultimi mesi non sarebbe stato possibile senza la partecipazione di alcune persone, autori, giornalisti, ma prima di tutto uomini e donne davvero speciali. E per una volta – sperando di non dimenticare nessuno – mi piacerebbe fare nomi e cognomi. E dire loro: grazie! Iniziando dalle signore e in ordine sparso. Grazie dunque a Danila Oppio, a Angela Fabbri, a Maria Teresa Santalucia Scibona, a Francesca Montomoli, a Giuseppina La Ciura, a Carla Paola Arcaini, a Daniela Manca. E poi grazie a Franco Pilloni, a Gavino Puggioni, a Natalino Piras, a Salvo Figura, a Franco Luceri, a Gordiano Lupi, a Gianluca Avagnina, a Matteo Poletti, a Giuseppe Leuzzi, a Giannetto Lapia, a Enrico Porqueddu, a Enrico Pietrangeli, a Marco Scalabrino, a Emilio Gallo, a Francesco Cozzo. Grazie ai molti professori universitari che hanno messo a disposizione libri, saggi e articoli. E in particolare a Umberto Bartocci, a Massimo Pittau, alle prof.sse Margherita Rubino e Ilaria Crotti. Al prof. Reggiani. E al mio carissimo amico Elie Chalala grazie al quale riusciamo ad avere articoli che i giornali-che-contano si sognano, soprattutto riusciamo ad entrare in contatto con culture-altre: many many thanks Elie!

Per questi stessi motivi (ma non solo per questi!) mi piace dedicare l’articolo di oggi all’arte di una donna che ho conosciuto il 24 Dicembre 2011, mentre entrambe “inseguivamo” un racconto natalizio di Paolo Coelho. Una donna che – per ciò che ho visto io – meriterebbe ben altro premio che non queste mie parole e che per certi versi mi ricorda quelle grandi donne di Sardegna che ammiro tanto e che so non potrò mai eguagliare. Parlo naturalmente della straordinaria Danila Oppio che oggi si presenta agli altri amici di Rosebud nella (insolita? non mi pare proprio!) veste di validissima e bravissima poetessa. Davvero molto brava Danila: il tuo cogitare poetico mi ricorda a momenti l’estro colorato di Marianne Moore e a momenti la forza visionaria della Dickinson. Il resto però lasciamolo dire alle tue poesie…..

Featured image, Le 9 Muse nel tempio di Apollo di Richard Samuel, 1778, olio su tela.


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