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La vicenda di mamma orsa ha messo in evidenza alcuni aspetti del Trentino, non sicuramente i migliori. Non vi è dubbio che viviamo in un momento storico difficilissimo per il lavoro sempre più scarso e un'economia disastrata che, anche qui da noi, sta arrancando e determina situazioni di grave disagio nelle famiglie. Ma la vicenda di Daniza risulta quanto mai emblematica di un sistema che vede al centro di tutto, l'egoismo e la spregiudicatezza dell'uomo nel gestire ciò che lo circonda. Fin dall'inizio, la storia è stata gestita frettolosamente e con grande superficialità, complice un approccio verso i problemi ambientali ormai, purtroppo, molto radicato nella classe politica. Ogni problema che riguarda l'ambiente e la biodiversità sembra dover trovare soluzione con metodi drastici e di rimozione e, appunto, l'esempio di mamma orsa, letteralmente levata di torno dal suo habitat naturale rappresenta l'apice di questo modus operandi. Ecco perché si critica fortemente il provvedimento di cattura e,poi, il susseguente "incidente" che ha portato al decesso di Daniza. La politica si fa carico di inserire nei propri programmi elettorali iniziative e proposte che mirano a tutelare l'ambiente e la biodiversità, ma poi, in realtà, si continua a lavorare con metodi che sono in chiara antitesi con ciò che si proponeva. La vicenda di mamma orsa rischia di diventare un pericolosissimo fermo immagine indelebile di un Trentino "contro natura", di un Trentino che getta letteralmente alle ortiche un'immagine ambientalista che si è cercato di costruire nel tempo; ecco perché la vicenda in questione assume un'importanza essenziale per il nostro territorio, ecco perché non possiamo limitarci ad archiviare la vicenda con analisi superficiali e banali. Non possiamo limitarci ad analizzarla, come ha fatto il presidente Rossi, comparandola ad altre ben più gravi tragedie come quella delle suore trucidate; questa visione distorta della vicenda tende a sviare dalla reale conseguenza che la morte di Daniza avrà sull'economia turistica di un Trentino che, in questo momento, appare come un luogo di morte per chi non sta alle regole dell'uomo! Noi sappiamo che non è così, ma fuori non ci vedono con i nostri occhi; e,forse, non hanno tutti i torti viste le scelte che la politica, in questi ultimi anni ha fatto: un'inceneritore fermato solo dalle associazioni e da piccole realtà politiche ambientaliste, un forte incremento impiantistico per lo sci in posti naturalistici meravigliosi, una TAV in corso di realizzazione e, per ultima, una gestione del progetto LifeUrsus che definire pressapochistica e superficiale è volere essere diplomatici. Il Trentino deve davvero cambiare marcia nella gestione territoriale e ambientale, ma lo deve fare con una mentalità diversa, non elettoralistica e di convenienza; ma, per fare ciò, è necessario uscire dal guscio dell'arroganza e della supponenza di una politica locale chiusa a riccio su temi come la salvaguardia ambientale e la tutela della biodiversità; temi di cui molti politici attuali non sanno nemmeno discutere, troppo presi a tutelare interessi di bandiera di questa o quella categoria che rappresenta un bacino di voti significativo. Avremmo davvero bisogno di politici "visionari", che abbiano a cuore una progettualità sostenibile reale; ma ora, abbiamo solo evidenziato l'incapacità politica di valutare correttamente causa-effetto di un provvedimento assurdo, che ha portato ad un evento altrettanto assurdo e molto, molto pericoloso per il nostro Trentino. E chi non riesce a capire ciò che davvero significa quello che è successo, dimostra di non aver capito realmente quello che l'uomo sta facendo all'ambiente in cui vive e non capisce che l'immagine che diamo fuori è devastante anche per la nostra economia turistica.
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