Dankon, the Man (男痕 - The Man, Dankon: The Man). Regia, soggetto, sceneggiatura: Sono Sion; Interpreti:Ito Takeshi, Hori Yusuke, Ishikawa Yuya, Kuroiwa Kenji; Produzione: Anchors Production. Durata: 60’. Uscita nelle sale giapponesi: 17 ottobre 1998.Link: Sito ufficiale di Sono Sion (in giapponese)Punteggio ★★ All’internodi una stanza ci sono alcuni uomini e una donna attorno ad un tavolo da gioco.Tra di loro, in piedi, vediamo anche un giovane che indossa una felpa rossa e unaltro vestito di nero. In un momento stabilito le luci si spengono e ... (non raccontiamo troppo la trama). Ritroviamo subito dopo idue in auto. Quello vestito di rosso è ferito. Nella fuga si fermano sotto lapioggia in un vicolo e fanno l’amore. I due, più tardi, ricevono del denaro daun motociclista e poi si dividono. L’uomo vestito di nero offre un passaggio adue autostoppisti che, nel sedile posteriore, sapendo di essere osservati, silasciando andare ad effusioni. Il loro gioco erotico prosegue nei luoghi piùdiversi coinvolgendo tutti e tre.Fin dalle prima inquadrature si intuisceche ci troviamo di fronte ad un esperimento tutto giocato sui colori e sulla disposizionedei personaggi all’interno dell’inquadratura. E, infatti, la prima scena,rigorosamente senza dialoghi come tutto il film, è una scena di “enunciazione” capace,da sola di anticipare le relazioni che esistono tra i protagonisti e stabilire iltono del racconto. In una stanza sono raccolte alcune persone: Sono ci mostrasoprattutto i volti e le espressioni, mentre lentamente si va costruendoun’invisibile rete di sguardi.Ci si deve tenere in equilibrio nei profondicontrasti che Sono crea tra luci, buio, colori accesi, silenzio, fragore,densità e rarefazione. Nel raccontare una storia di gangster, che deviafacilmente verso il soft-porno, Sono costruisce una struttura costantemente inbilico, anzi, sbilanciata nell’infrangere ogni schema, a partire proprio dalle regoledei generi. Si procede per accostamenti, accumulazioni e allusioni, attingendo dacerto cinema hollywoodiano l’aspirazione al melodramma, ma esasperando laforma, soprattutto nelle scene più hard e nella loro ripetizione.Viaggio verso la luce per il killervestito di nero, che dalla città dominata dai blu e dai rossi, si spinge nellaperiferia, tra abitazioni fatiscenti e prati fioriti dove tutto si fa piùchiaro. Ma è solo un’evasione momentanea, il suo passato lo reclama e i suoigesti tornano a farsi meccanici e violenti quasi subito, fino alla chiusura delcerchio. Di nuovo la notte, la città, gli interni barocchi, l’impasto sonoro dimusica e rumori. [Grazia Paganelli]
