Magazine I nostri amici animali

DANNATA “BENEDETTA” IGNORANZA (I Puntata)

Da Samilla

DANNATA “BENEDETTA” IGNORANZA (I Puntata)

Mi chiamo Cassandra, sono una single convinta e non mi piace fare spesa durante le feste natalizie, sembra di stare in una bolgia infernale. La gente si comporta come se fossero i loro ultimi giorni di vita; acquistare tanto, troppo. Generi alimentari, giochi per bambini sempre più esigenti, vestiti, futili, addobbi che tra meno di due settimane finiranno nella spazzatura. Purtroppo non ho altra scelta perché il mio frigo e quasi vuoto e non posso sopravvivere di sola frutta e yogurt. Allora mi tolgo il pensiero una volta per tutte e riempio il carrello fino al colmo. Inizio a buttarci dentro biscotti, cereali, pasta, formaggi e verdura a volontà poi mi blocco perplessa davanti al bancone macelleria. Non sono vegetariana, ma evito di mangiare carne e prediligo il pesce. Non solo per ragioni di salute fisica quanto per rispetto verso gli animali. Credo che presto smetterò anche di gustarmi un sushi senza sentirmi in colpa di averlo fatto. Non ricordo di aver invitato qualcuno a cena nei prossimi giorni, ma se decidessi di farlo non posso sempre preparare solo ed esclusivamente verdura, pasta, tofu e seitan; quindi mi devo arrendere a scegliere almeno della carne bianca. E proprio nell’avvicinarmi all’espositore noto due cartelloni con un annuncio in caratteri cubitali: “bistecche di puledro”. Non credo ai miei occhi, li stropiccio e indosso pure gli occhiali da vista per essere sicura di aver letto giusto. Eccome! Ce n’è pure un altro di cartello! Una prelibatezza a quanto sembra. All’improvviso mi sento avvolta da un silenzio surreale. Nessun bambino che strilla, né mamma che brontola a vuoto il proprio figlio, né mariti che cercano le proprie mogli; solo io e quella dannata verità. Giro il carrello verso le casse con il cuore che batte nel petto all’impazzata. Ho la vista annebbiata, ma riesco a pagare il conto e raggiungere la macchina in pochi minuti. Appena metto in moto inizio a piangere. Mi sento impotente davanti un’atrocità che non ha alcun senso logico. Penso alla storia dell’intera umanità. Come avrebbero fatto i romani a conquistare mezzo mondo senza l’aiuto dei cavalli? Come avrebbero fatto i contadini ad arare i campi? Come ci saremmo spostati da una città all’altra senza di loro? E non dobbiamo volgere lo sguardo tanto lontano ma di poco più di cento anni fa. Non sono una sprovveduta e sapevo di questa stupida abitudine, però ho sempre voluto non approfondire l’argomento. Spesso è meglio non sapere, per non soffrire. Oggi non mi basta, oggi ho bisogno di cercare, di capire cosa c’è dietro questo stupido business.  Apro la porta del mio monolocale e neppure il tempo di sistemare la spesa in frigo che sono già seduta davanti il mio portatile. Così mi si apre un mondo dannato, fatto di notizie e dati allucinanti. Tra le tante associazioni che si battono per abolire questa crudele esecuzione mi colpisce una situata non molto lontano da dove abito io. In aperta campagna toscana, tanti cavalli vivono liberi e padroni del proprio destino. Sono tutti stati strappati da morte sicura e non solo dalla macellazione, ma, soprattutto da maltrattamenti e incuria dei proprietari. Il luogo è gestito da volontari che finanziano il loro operato tramite le donazioni dei privati. Alzo la cornetta e compongono il numero esposto sulla loro home page. Non so cosa sto facendo, mi lascio guidare dall’istinto. Mi risponde una ragazza molto gentile e ,incuriosita, prenoto un appuntamento per domani mattina. Il resto del pomeriggio lo trascorro a fare ricerche su internet e rimango basita da quanti cavalli ogni giorno vengono atrocemente trasportati nei macelli. Animali sani, giovani, puledri appena nati; tutto per la nostra fame, fame insaziabile. E’ la legge del commerciante: un cavallo se non viene venduto entro un mese, quindici giorni… passa il camion e viene pagato a peso “da carne”. Rabbrividisco all’idea. Penso a quelle povere madri che si vedono strappare i loro puledrini, ma anche solo al cavallo che sale su quel dannato camion senza sapere a cosa va incontro. Perché l’animale, a differenza nostra, si fida quasi sempre dell’uomo. Se solo sapessero la forza che possiedono! Mi addormento certa che il giorno dopo rappresenterà una svolta decisiva nella mia vita. Intanto abbraccio la cucina vegetariana e me ne frego dei commenti degli amici…

Samanta

 

(nell’immagine Major Peppis, la mia cavalla)



Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :