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Danni alla Grotta Desora (Torricelle, Verona)

Creato il 23 marzo 2015 da Andrea Scatolini @SCINTILENA

Dopo decenni di disinteresse, le “grotte/miniere” delle colline intorno a Verona sono tornate nell’obiettivo degli speleologi. Le esplorazioni condotte negli ultimi tre anni dall’Unione Speleologica Veronese hanno portato alla mappatura e allo studio geologico di tre di queste grotte, con risultati molto importanti dal punto di vista scientifico (si veda ad esempio la comunicazione che abbiamo fatto qui) e hanno riacceso l’interesse esplorativo su queste grotte tanto trascurate.

Sabato scorso, siamo tornati in una delle grotte in questione, la Desora, per fare fotografie e completare un rilievo geologico. All’imbocco del pozzetto artificiale di accesso, abbiamo notato la traccia lasciata da altri speleologi: in aggiunta ai 5 fix con relative placchette lasciati da noi, infatti, abbiamo trovato due nuovi spit, peraltro inutili e pericolosi in quanto mal piantati e mal posizionati.

Una volta scesi, con nostra grande sorpresa abbiamo constatato che c’è stato un crollo piuttosto imponente subito prima della sala principale; si è staccato dal soffitto un blocco di almeno un paio di metri cubi, ed è un peccato perché sotto di esso si sviluppava una morfologia mammellonare piuttosto bella (si vedano le foto 1 e 2).

Danni alla Grotta Desora (Torricelle, Verona)

Foto 1. Foto di qualche tempo fa scattata alla Grotta Desora. Si noti la morfologia mammellonare sopra la testa della speleologa


Danni alla Grotta Desora (Torricelle, Verona)

Foto 2. Questa foto è stata scattata sabato scorso e mostra lo stesso punto della grotta ripreso nella foto 1


Danni alla Grotta Desora (Torricelle, Verona)

Foto 3 - Foto scattata qualche tempo fa vicino al crollo mostrato nella foto 2. L'ocra che si vede negli strati in alto è stata scavata via a suon di martellate

Qualche sconsiderato ha pensato bene di scavare la parte superiore dell’affioramento per portarsi via un po’ di ocra; per fare questo, ha rovinato uno dei pochi punti della grotta risparmiati dall’attività mineraria, e che ancora conserva i riempimenti il cui contenuto fossilifero ha permesso di datare la grotta all’Eocene superiore, circa 35 milioni di anni fa. Questa bella azione equivale a portarsi via, staccandolo a martellate, un pezzo della Venere di Milo, o ritagliare un pezzo di quadro dal Louvre per farne un souvenir. Ci chiediamo se anche la frana sia stata indotta deliberatamente, magari per la ricerca di fossili.

Questa grotta è una delle testimonianze paleocarsiche tra le più importanti d’Italia, e gli studi su di essa sono ancora in corso. Chiediamo a tutti gli speleologi che volessero visitarla di muoversi con particolare riguardo e prudenza. Vale la solita condotta che ogni bravo speleologo pratica sempre: non raccogliere niente e non lasciare niente. Se proprio non potete resistere alla tentazione di portarvi via un poco di ocra, ci sono frane ovunque dove potrete (a mani nude) raccogliere il vostro campione: ma, per l’amor del cielo, non scavate e non martellate. Grazie.

Guido Gonzato, Unione Speleologica Veronese


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