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Dante a Positano

Creato il 26 febbraio 2011 da Massimocapodanno
L'intervento del Nostro Parroco don Giulio in occasione del " Salotto Culturale" sul Tema Dante Alighieri a Positano: Divagazioni storico Culturali presso l'Albergo Savoia.
(Dalla Storia di Positano – di Camera – Talamo – Vespoli )
Nel 1309, alla morte di Carlo II D’Angio’ , detto il “Ciotto o lo Zoppo” gli succede il figlio Roberto, “ il Re da sermone” come lo definisce Dante nell’ottavo canto del Paradiso, il quale, ricevette l’investitura di re di Napoli e di germania dal Papa Clemente 5° . a richiesta di Positano dispose che si tenessero in vigore le Consuetudini che una precedente disposizione regia aveva abrogato, infatti riteneva grave intrarcioabolirle ( cum sit grave damnum consuetudines abolere.

Dante a Positano
Gli equipaggi positanesi, capeggiati da Nero, a cui si unirono l’anno seguente altre navi amalfitane, incominciarono a molestare le contrade amiche, tanto che Carlo Martello, il Re d’Ungheria, cantato da Dante nel canto 8° e 9° del Paradis, ordinò a Guglielmo de Mari, capitano di Amalfi, di proibire tale forma di pirateria
Nel 1294 Carlo Martello si recò a Firenze, dove incontrò i suoi genitori che rientravano dalla Francia. In questa occasione, per accoglierlo con tutti gli onori del caso, la città toscana inviò una delegazione della quale pare facesse parte anche Dante Alighieri.


Dante a Positano
In ogni caso appare quasi certo che il Sommo Poeta e il giovane principe angioino abbiano avuto modo di conoscersi di persona ed apprezzarsi vicendevolmente, anche per il fatto di condividere gli stessi gusti letterari.Dante dedica a Carlo Martello un lungo brano della Divina Commedia (PD VIII 31-148 e PD IX 1-12[1]) che racconta l'intenso incontro che il poeta immagina di avere con l’anima del principe nel terzo cielo (Cielo di Venere) del Paradiso:
L’abbazia benedettina di S. Vito e Santa Maria di Positano
23 giugno 915 i saraceni distruggono Paestum. I pestani si rifuggiano a Positano ( pasa tanaos, terra tutta scoscesa, distesa, lunga, slanciata – Poseidon Nettuno, Pasitea ninfa amata da Nettuno- Posides, liberto dell’imperatore Tiberio Claudio – Posa Posa - ) scegliendo come dimora non il capoluogo, bensì le frazioni di Laurito, Montepertuso, Nocelle, le quali terre erano un feudo della Badia di S. Vito di Positano (Secondo il Martirologio Geronimiano Vito sarebbe vissuto a lungo in Lucania presso il fiume Sele, tanto che ancora oggi è ricordato dai fedeli del luogo come san Vito di Lucania. Presso il Sele, in tenimento dell'antica Eburum, attuale Eboli egli fu martirizzato, presumibilmente nell'anno 303, assieme alla nutrice santa Crescenzia e al precettore san Modesto, durante la persecuzione di Diocleziano. Ancora oggi, presso il luogo del martirio, indicato dalla tradizione, sorge la chiesa di San Vito al Sele. Tutti i comuni della Valle del Sele (Eboli, Pestum, Sapri, Caposele, Calabritto, Senerchia, Oliveto Citra, Colliano,ecc.) hanno, in memoria del martire, o una zona o una chiesa o una immagine a lui dedicata, testimonianza ancora attuale del primitivo culto che Vito ebbe in queste zone e che poi si diffuse in tutta la Cristianità).
L'arrivo di altre genti romane, in fuga dopo il crollo dell'impero e, successivamente, dei monaci Basiliani dall'Oriente, fece sorgere i primi aggregati urbani.
La costruzione sacra fu edificata, per la prima volta da monaci Brasiliani, attorno al VII secolo, sull’ altare maggiore – si può ammirare una famosa icona della cosiddetta Madonna Nera di Positano del XII secolo. Che sarebbe arrivata in Costiera Amalfitana direttamente dall’ Oriente, in seguito all’ inzio dell’ Iconoclastia (VIII secolo)
L’imperatore Isaurico 725.
Incursioni saracene
Dante a Positano

Nella foto;Don Giulio con Matilde Romito e Francesco Fusco scattata il 22 gennaio durante il primo appuntamento del Salotto Letterario sulla ceramica all'albergo Villa Franca.

La pergamena del 14 giugno 1159 ( nel 2009 abbiamo celebrato gli 850 anni dell’arrivo dell’icona bizantina), documento antico della dedicazione della chiesa badiale di S. Maria di Positano. Alla pergamena è attacato mediante uno spago, un sigillo di piombo recante su una faccia l’immagine di un santo con aureola, baffi, barba, croce nella mano sinistra e, ai lati della testa due lettere : S e A , si tratta di S. Andrea , e sull’altra la leggenda :IOHES_ ARCHIEPS / AMALFIE / + (2). Il testo recita così: ANNI DOMINI MILLESIMO CENTESIMO QUINQUAGESIMO NONO. INDICTIONE SEPTIMA AMALFI. EGO IOHANNES/ DEI GRATIA AMALFITANORUM ARCHIEPISCOPUS. DEDICAVI HANC ECCLESIAM AD HONOREM BEATE MARIE VIRGINIS. QUARTO DECIMO DIE INTRANTE MENSE IUNII .
Il vescovo Giovanni beneventano fu eletto nel 1142.
Nel 1127 re Ruggiero II s’impadronì del ducato di Amalfi, lasciando alla costiera i propri diritti, privilegi e statuti per accattivarsi le simpatie e l’appoggio dei monaci benedettini dell’abadia di S. Maria di Positano, dando, politicamente, i casali di Montepertuso, Nocelle e Laurito in vassalaggio all’abate del monastero benedettino di S. Vito di Positano


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