Magazine Fotografia

Danza

Da Alfonsigianni
Essere fotografo di scena significa sicuramente vivere al buio e inciampare spesso... aspettare cinque ore seduti su una poltrona l'inizio di una prova che doveva essere in costume e poi non lo è..in una battuta direi che significa sofferenza,sacrificio,ma anche tanta emozione. Per spiegare il senso più profondo del mio lavoro comincerei col dire cosa non è per me la fotografia di scena, cioè il racconto didascalico di un evento teatrale. La foto di scena non serve a descrivere lo spettacolo secondo l'occhio e il punto di vista dello spettatore, tutt'altro: essere fotografo di scena significa per me saper raccontare con le proprie sensazioni ed emozioni quello che l'occhio dello spettatore potrebbe non riuscire a cogliere. Significa deformare la percezione attraverso la sospensione di un attimo colto e visto attraverso la propria percezione istintiva, attimo fermato nell'immagine e che lascia il dubbio profondo, in chi guarda, su ciò che è avvenuto prima e che potrà avvenire dopo. Senza dare chiavi interpretative.
La luce, in scena, è uno degli elementi fondamentali. Come cerchi di interpretarla?
Non c'è bisogno di interpretarla...semplicemente non c'è..., la luce è una speranza, il buio è una certezza. Fotografare una performance dal vivo significa accettare le scelte di luce altrui, ma proprio questo squilibrio fra la luce che vorresti e il buio che c'è è un elemento di difficoltà e tensione continua che rende per me particolarmente bello il mio lavoro.E il movimento come lo catturi?
Non si può catturare un movimento pensandolo. Se lo "senti", il movimento è tuo. E la foto c'è.

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