Danza a Spazio Tadini: la Compagnia dei Transiti con un’intervista e lo spettacolo Orama 47 sabato e domenica

Creato il 15 marzo 2013 da Spaziotadini

Compagnia dei Transiti, nella foto Soraya Perez

La compagnia dei TransitiSoraya Perez e Edy Quaggio – , già ospite di Coreografia d’Arte III edizione 2012, torna a Spazio Tadini per il progetto Spazio, corpo e potere – un’idea di Federicapaola Capecchi e Francesco Tadini -.

E lo fa con un doppio appuntamento: un’intervista dal vivo, sabato 16 marzo 2013, subito dopo l’evento Z-Day 2013 del Movimento Zeitgeist, alle ore 20, e domenica 17 marzo 2013, alle ore 21, con lo spettacolo “Orama 47″.

L’intervista dal vivo, sabato 16 alle ore 20, che per la Compagnia dei Transiti abbiamo titolato: ” Il corpo ha una Patria?”, muove da alcuni spunti quali:

Oggi, cosa è il corpo? Cosa sta diventando? Che posto ha? Cosa significa luogo/spazio? In che modo l’uomo è nello spazio? Cos’è lo spazio? Quali spazi esistono? Esiste lo spazio dell’uomo? Corpo e spazio hanno una stretta relazione con il potere? Cosa significa tutto questo nell’arte, nel pensiero, nel teatro, nella coreografia, nella società, nella politica?

Il corpo espone, incarna una serie infinita di segni. È uno spazio di scrittura, di conoscenza. I corpi vivono, e non le cose vivono nei corpi. Il corpo occupa uno spazio. Ma cosa significa questo? É delimitato rispetto allo spazio? Dove termina il corpo? Il corpo è limite e oltranza? Confine e sconfinamento? Siamo di fronte a un corpo dismesso e ad uno spazio eccedente?

La nostra Visione è di un contemporaneo di violenza, coazione, esclusione, amministrazione coercitiva del corpo, così come della vita e del dolore (eutanasia per esempio), del desiderio, della sessualità. Vediamo un’assuefazione continua con cui si utilizzano strumenti tecnologici (pc, tv, etc) e servizi (web e non solo) che accorciano lo spazio, velocizzano il tempo, leniscono il dolore, annullano il corpo. Vediamo una continua ricerca di relazione non con un corpo ma con una proiezione bidimensionale di esso (culto dell’immagine/figura, fenomeno internet della chat roulette, per esempio), una sorta di “non io, non sé, no body”. E ancora vogliamo indagare come e se l’uomo è misura di ciò che crea, cercare lo spazio di confine tra i linguaggi (scrittura, musica, arte, teatro, danza, etc), cercare e progettare lo spazio dell’uomo, la possibilità di focalizzarlo.

Soraya Perez

Sentiamo la necessità di indagare come lo spazio di una scena teatrale è lo spazio di un’opera d’arte, di un quadro, di un blocco di pietra, di un obiettivo fotografico o cinematografico. Il perimetro di un conflitto. Dello spostamento di un limite. Lo spazio della ricerca della libertà.

Ogni ospite viene sollecitato e interpellato muovendo da questi spunti, unitamente a quelli specifici di Coreografia d’Arte, partendo dal suo proprio percorso umano e artistico. Nello specifico, Soraya Perez, essendo Venezuelana, verrà anche sollecitata e interpellata rispetto ai recenti accadimenti politici, come anche la morte di Hugo Chávez.

 “[...] Il Teatro, l’attimo non ripetibile dell’improvvisazione, il rapporto fisico con ciò che accade, la distanza minima tra chi fa e chi ne viene coinvolto sono le armi più taglienti di cui, ancora, l’umanità dispone per concedere al Tempo di vincere la battaglia con il grande Freezer Elettronico […] e, forse, anche schierarsi per una visione non retinica dell’arte, non arruolata della vita.” Francesco Tadini

 [...] Arrivare ad una relazione più forte e profonda anche con i linguaggi dell’arte e aver cura del conoscere è espressione essenziale di ogni società […] ricordare la necessità di essere testimoni del proprio contemporaneo, di riversare un pensiero, comunicarlo, di prendere posizioni. [...]” Federicapaola Capecchi

 “[...] indagare lo spazio. Come elemento coreografico, fisico e concettuale, intrinseco all’arte della coreografia e all’arte, tutta, e come elemento più generale: naturale, quotidiano, psico-fisiologico, socio-culturale, civile, politico. Come interrogativo – ancora aperto – fondativo della ricerca e della creatività [...]” Federicapaola Capecchi

 “[...] Nella nostra Visione, l’unico rimedio alla perdita d’identità dell’uomo/mutante è la riconquista del terreno perduto: lo spazio unico della scena. [...]” Francesco Tadini

Compagnia dei Transiti, nella foto Soraya Perez

Orama 47

Orama 47 è un indirizzo. Un luogo di partenza. Il viaggio è attraverso l’oceano, ma anche dentro di sé, con la sorpresa, lo smarrimento, il cercare e il trovare che mettersi in marcia comporta.

Il silenzio e il frastuono fanno parte del percorso. Nella solitudine e nell’ignoto si incede, ascoltando il fluire dell’esistenza, verso qualcosa – magari un attimo di incanto, magari una rinascita.”

Compagnia dei Transiti, nella foto Soraya Perez

Quando il viaggio è una migrazione da un territorio ostile alla vita e alla libertà dell’individuo, un territorio dove il Potere schiaccia e devasta corpo e anima, si fugge dalla paura, incontro ad altre paure, ad altri Poteri, forse meno espliciti ma altresì incombenti. Una persona migrante è un Ulisse che dorme col passaporto sotto i vestiti.”

http://www.compagniadeitransiti.it 

Compagnia dei Transiti, nella foto Soraya Perez

Ideazione, Coreografia e Danza: Soraya Pérez

Musica originale, Testo e Regia: Edy Quaggio

Progetto luci: Morena Sordi

Prenotazione consigliata: federicapaola@spaziotadini.it


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