di Giovanni Agnoloni
Testo e foto da Il Corriere Nazionale
L’aria del Nord ha una grana fina. Scendendo dall’aereo a Danzica, sul far della sera, l’impressione è questa: un cielo azzurro profondo e una leggerezza speciale, come se l’atmosfera fosse filtrata da un vaglio dorato.
Prendo un taxi e mi dirigo in centro, immergendomi in viali sospesi tra echi di socialismo e un verde che sa di vita nuova. Perché Danzica, con Varsavia, è il segno più tangibile della rinascita della Polonia, come anche il suo splendido stadio pare oggi voler simboleggiare. La città, distrutta al 90% dopo la Seconda Guerra Mondiale, è stata ricostruita e ristrutturata profondamente, rivelando un’anima che in alcune sue zone è addirittura storicamente anteriore a quella precedente il conflitto.
La “Bazylika Mariacka” di Danzica
Arrivo in quello che, insieme alla Città Vecchia (Stare Miasto) è uno dei due nuclei del centro di questo storico porto sulla Motława, prossimo alla sua foce, sul Mar Baltico: la Città Principale (Główne Miasto). Mi sembra di uscir fuori dal tempo, e non è una suggestione: c’è un motivo storico. Danzica nei secoli è stata profondamente germanizzata. Già parte della Lega Anseatica, la potente rete di città che dal XII al XVII secolo ebbe un ruolo fondamentale nel commercio nel Nord-Europa, fu annessa alla Prussia alla fine del ’700, per poi passare brevemente nelle mani di Napoleone e tornare ai prussiani dopo il Congresso di Vienna (1815). Dopo la sconfitta della Germania nella Prima Guerra Mondiale e l’indipendenza polacca, divenne Città Libera all’interno del “corridoio” lasciato alla Polonia per raggiungere il mare. Ma la germanizzazione della popolazione e della mentalità era ancora forte. Quando finì la Seconda Guerra Mondiale, nel ricostruire Główne Miasto si cercò di recuperare l’impronta originale della città, non reintroducendo gli elementi architettonici “prussiani”. Ecco forse il perché del mio spaesamento: di fatto, la Città Principale è un bellissimo “falso storico”.
Scendo non lontano dalla Porta d’Oro, dove inizia il corso principale, formato da due tratti successivi, Ulica Długa (Via Lunga) e Długi Targ (Mercato Lungo), che insieme formano la cosiddetta Via Reale, perché in teoria avrebbe dovuto essere percorsa dai re polacchi, anche se non accadde mai. Questo elegante corridoio è di per sé una parata, ma di facciate dai colori tenui ed estremamente vari, e dalle fattezze per lo più fiamminghe, per una scelta dei ricchi mercanti proprietari dei palazzi. Percorrerlo quando sta per iniziare la notte è un’esperienza preziosa. A un certo punto si allarga, e ci si ritrova nella quasi-piazza del Długi Targ, annunciata dalla Fontana del Nettuno e dallo svettante edificio in mattoni rossi del Municipio. Qui la vita ferve, e ai locali pullulanti di gente già incontrati se ne aggiungono altri, oltre alle tante persone che si godono l’aria della sera.
Supero anche la Porta Verde – un palazzo destinato ai re, ma anch’esso mai da loro visitato –, lanciando occhiate ai banchi di venditori di ambra, il prodotto locale per eccellenza. E accedo al lungofiume, il Długie Pobrzeże. Qui si accentua ancor più l’impressione di trovarsi in una città-gemma. L’ex-banchina oggi ospita ristoranti e bar l’uno dopo l’altro, ma il tutto con uno stile ordinato di stampo (questo sì) tipicamente germanico, mentre la dolcezza e l’umanità sono squisitamente polacchi. Cammino fino alla Porta della Gru, una struttura sporgente in legno che incombe sul profilo armonioso di questa successione di edifici: un tempo era usata per caricare e scaricare imbarcazioni.
Torno sui miei passi e m’infilo in Ulica Mariacka, interamente ricostruita nel Dopoguerra. Lascia sbalorditi per la sua atmosfera d’antan: case in stile vittoriano e un’aria bohémienne da far invidia a Montmartre. Finisco praticamente contro l’abside della Bazylika Mariacka (Chiesa di Santa Maria), anch’essa in mattoni (forse la più grande al mondo di questo tipo). La sua torre m’invita a un’arrampicata che domani mi regalerà un bel panorama.
La Porta della Gru
Cosa vedere e cosa fare
Danzica offre tantissimo, sia in termini di esplorazione turistica e di divertimento, sia in termini di atmosfera. Non brilla soltanto per la ricchezza di locali e di fermento vitale, ma per la profondità e la stratificazione della sua storia. Due i nuclei principali del centro: la Città Principale, con la Via Reale, la Chiesa di Santa Maria e l’ampio spazio della piazza del mercato (Długi Targ), oltre al bellissimo Lungofiume sul fiume Motława, e la Città Vecchia, con il vecchio municipio, le chiese di Santa Caterina e Santa Brigida e il Grande Mulino, edificato dai Cavalieri Teutonici e tra i più grandi d’Europa in epoca medievale.
Nella Città Principale, da non perdere la splendida Ulica Mariacka, poco fuori dalla quale è possibile trovare, sul Lungofiume, varie imbarcazioni (anche in legno) per percorrere il porto, raggiungere i Cantieri Navali e proseguire oltre, fino alla penisola di Westerplatte. Qui, alle 4,40 del 1° settembre 1939, la Germania nazista sferrò il suo attacco, cannoneggiando dalla corazzata Schleswig-Holstein le postazioni difensive polacche. Fu l’inizio della seconda guerra mondiale (anche se, secondo alcune fonti, Wieluń, nel centro del paese, sarebbe stata bombardata pochi minuti prima). La battaglia durò fino all’8 settembre, tanto che lo stesso tiranno nazista fu stupito dal valore della resistenza polacca. Un monumento ai caduti ricorda il sacrificio di questi soldati. A ovest di Westerplatte, lungo la costa (dalle interessanti spiagge), si trova Sopot, “sobborgo” di Danzica che un tempo era un villaggio di pescatori, ma dalla prima metà dell’800 divenne un centro di villeggiatura. Oggi ospita un famoso festival musicale.
Curiosità
Salendo sulla torre della Chiesa di Santa Maria (Bazylika Mariacka), si può godere di uno splendido panorama della città, dove particolare e generale convergono in una spettacolosa visione d’insieme. Non spiccano soltanto la Via Reale, il Lungofiume e l’elegante Ulica Mariacka, ma anche gli edifici della Città Vecchia e, oltre, le gru dei famosi cantieri navali dove, dieci anni dopo le drammatiche repressioni del 1970, nacque e prese corpo il sindacato di Solidarność, guidato da Lech Wałęsa e autentico motore della rivoluzione liberale nella Polonia comunista. Era l’inizio degli anni ’80, e il paese avrebbe dovuto attraversare un colpo di stato e una dura eppur pacifica lotta, per arrivare alle libere elezioni del 1989. Oggi, però, questo autentico tempio della libertà (come ricordato dalle tre croci d’acciaio del Monumento ai Portuali Caduti, in Piazza Solidarność) sta cambiando. I cantieri vengono via via smantellati, e al loro posto viene realizzata la cosiddetta Città Giovane (Młode Miasto), un nuovo quartiere dai tratti fra il residenziale e il commerciale. Il nome deriva da un centro, Jungstadt (appunto, “Città Giovane”) formato nel Quattrocento dai Cavalieri Teutonici, ma distrutto dopo la loro sconfitta per mano polacca. Tutto questo è il segno di come la forza trasformativa di Danzica vada al di là di tutto; perfino oltre la memoria dei suoi drammi recenti.
—
N.B.: importante riferimento, per la preparazione di questo pezzo, è stato l’articolo di Roberto Polce ”La seconda vita di Danzica”, uscito sul numero 230 della rivista Belleuropa e dintorni, del giugno 2012.