Un rendering del modulo che le Deep Space Industries intendono utilizzare nell’estrazione di minerali dagli asteroidi che si trovano in prossimità della Terra. Crediti: DSI.
La NASA ha palesato un suo concreto interesse per il settore fin dal 2013, quando ha presentato la New Asteroid Initiative per scegliere un asteroide adatto a essere catturato, trascinato su un’orbita intermedia tra Terra e Luna e quindi esplorato da astronauti in carne ed ossa (vedi MediaINAF). Ma anche i privati si sono immediatamente messi all’opera. Il cineasta James Cameron ha contribuito a fondare una società ex novo per seguire la caccia all’asteroide, la Planetary Resources. Dopo qualche tempo, hanno fatto capolino anche le Deep Space Industries, nate con lo stesso obiettivo di sfruttare tramite robot e sonde automatiche gli asteroidi recuperando i loro minerali.
Volare nello spazio, raggiungere un asteroide e tornare a casa con un prezioso bottino non è mica un gioco da ragazzi. Quant’è complicato (troppo complicato) fare il minatore su un sasso spaziale! Perché allora non lasciare che una colonia di microbi sgranocchi l’asteroide al posto nostro. L’industria mineraria spaziale può diventare un affare multi-specie.
L’idea di un approccio bio-diverso è frutto dei ricercatori delle Deep Space Industries (DSI) e potrebbe realmente rivoluzionare il Klondike spaziale. «Iniettando in loco una colonia di microbi geneticamente selezionati per la trasformazione dei minerali, potremmo ritornare sugli asteroidi 10 o 20 anni dopo per trovare una buona metà del lavoro già fatto», spiega Joseph Grace del NASA Ames Research Center, ricercatore DSI.
Gli ingegneri stanno lavorando a un’astronave madre capace in futuro di sganciare sugli asteroidi piccoli CubeSats, contenenti tutto l’occorrente per iniettare un fluido a bassa temperatura nelle fratture della roccia e veicolare i batteri al sicuro, nella pancia dell’asteroide. Una volta dentro, la colonia di batteri inizia il suo lavoro digestivo trasformando i minerali semplificando radicalmente i lavori di una futura estrazione di risorse.
La bio-mineraria è una pratica consolidata sul nostro pianeta: una parte significativa del rame viene estratto proprio grazie all’impiego di batteri geneticamente modificati per sgranocchiare il metallo imprigionato nelle profondità della roccia. Diverso è lavorare su un asteroide, in assenza di atmosfera e con temperature proibitive.
Di 11mila oggetti che gravitano nelle nostre immediate vicinanze, meno di 3mila risultano potenzialmente abitabili dai batteri. Non sono pochi. Ma se vogliamo andare a colpo sicuro è da preferire una temperatura interna compresa fra i 15 e i 45 gradi centigradi: qui il numero scende a 120. Se la cosa funziona, già nei prossimi tre, quattro anni, DSI potrebbe lanciare un drappello di batteri nello spazio al vorace assalto dell’asteroide. Perché la digestione sia ultimata bisognerà aspettare fra i 15 e i 20 anni. I microbi hanno le mascelle robuste, ma la masticazione lenta.
Fonte: Media INAF | Scritto da Davide Coero Borga