Gentile Daria,
ho 40 anni e sono sposato da quattro. Dopo i primi tempi buoni con mia moglie ho conosciuto un’altra donna con cui ho cominciato una relazione che mi ha fatto scoprire un sesso libero, sfrenato, giocoso che mai avevo assaporato.
Ho ripreso contatto con il mio corpo sentendomi in sintonia con tutto l’aspetto corporale rispetto al quale avevo una specie di lontananza.
(anche se ogni tanto vorrebbe di più).
Ovviamente il rapporto con mia moglie ne risente, il sesso è difficile e complicato, e si sa, l’appetito vien mangiando e se non mangi invece, l’appetito se ne va.
Io comprendo che la relazione di solo sesso, come ogni dipendenza, non mi porta da nessuna parte e mi impedisce di essere libero nelle mie decisioni a cominciare da quella di provare a rimettere in piedi la storia con mia moglie, che considero ancora salvabile. Ma non so come fare….
Cordiali saluti
Claudio
Caro Claudio,
leggendo la tua lettera mi sono ricordata della vicenda di un’amica che ora brevemente ti racconterò, perché le storie vere ci regalano sempre importanti spunti di riflessione.
Adriana (nome di fantasia) era sposata con Carlo (idem) da pochi anni, troppo pochi per accettare la fine del loro matrimonio. Lei, che era una donna intelligente, colta, impegnata socialmente e piena di risorse, da un anno viveva in uno stato di prostrazione e disincanto totale. Non la riconoscevo più.
Allora le chiesi, se voleva, di dirmi cosa le stesse succedendo. Il problema principale era la loro vita sessuale. Lui faceva l’amore con lei solo se lei si “agghindava come un albero di Natale”. Se non indossava biancheria da sexy shop e non assumeva atteggiamenti da meretrice o da virago sembrava non essere interessante per lui.
Adriana aveva sognato un amore romantico, un uomo che l’abbracciasse con tenerezza, che la guardasse negli occhi e le sussurrasse parole dolci. Voleva perdersi in un mare di sentimento.
Invece doveva mettersi i tacchi e tirare fuori le manette e il frustino per avere l’attenzione di suo marito. Si sentiva talmente umiliata che ad un certo punto ha deciso di dire basta. Non poteva andare avanti così per compiacere lui e in questo modo perdere se stessa. Così il loro rapporto senza nutrimento né per lui né per lei stava naufragando.
La rividi quasi un anno dopo in splendida forma. Mi disse che era felice, che aveva incontrato un uomo meraviglioso che la faceva sentire la donna più importante del mondo. Sapeva come prenderla, era sempre attento alle sue esigenze e, cosa più incredibile, è che con lui ha cominciato a sentirsi, come dire, “più spigliata” anche nei loro rapporti intimi.
Le chiesi di Carlo. Mi disse che dopo un po’ si erano separati. Lui aveva un’altra donna che sembrava potesse amarlo in modo più consono alle sue esigenze.
Morale della favola: si sta insieme se ci si ama, se ci sono sufficienti punti di contatto, se ci si rispetta, se non ci si fa del male. E, per finire, ti cito l’evergreen “proverbio cinese”: non si può avere la botte piena e la moglie ubriaca.