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Dario Piparo e l'intervista del serial killer

Creato il 29 marzo 2012 da Tizianogb
Per la mia seconda intervista su questo blog, ho deciso di metteresotto torchio Dario Piparo, autore di un romanzo d'esordio che mi ha sinceramente entusiasmato, "Renewal": un noir al cardiopalma dalle venature fanta-politiche, un mirabile esempio di story-telling puro e senza fronzoli che mi ha tenuto con le dita incollate alle sue pagine come da tempo non mi accadeva. A mio parere, nonostante la giovanissima età - ventiquattro anni - Piparo è uno scrittore che appartiene alla "scuola dei duri", la stessa che hanno frequentato "ceffi" del calibro di Ellroy, McCarthy, Bunker e compagnia bella... lo si capisce anche dal fatto cheè un tipo di poche parole, come leggerete fra poco. Poche, ma buone. Le sue risposte secche e stringate dimostrano quanto a volte non sia necessario spendersi in fiumi di parole, per far si che il messaggio arrivi a chi legge.  Dario Piparo e l'intervista del serial killer
Le interviste del serial killer file n.2: Dario Piparo
Se l’omicidio diventasse improvvisamente legale, in che modo ammazzeresti la persona che odi di più al mondo?Credo che la pena peggiore che possa infliggerle sarebbe lasciarla in questo mondo.
Fai naufragio su un’isola deserta insieme ad uno sconosciuto. Al quindicesimo giorno di permanenza sull’isola, non avendo nulla da mangiare ma solo da bere, il tuo compagno di sventura muore d’inedia. Da che parti inizi a mangiarne il cadavere?Gli mangerei le unghie.
Qual è l’azione più cattiva, spregevole  e politicamente scorretta che ti piacerebbe commettere senza doverne subire le conseguenze?Nessuna. Il bello del politically uncorrect sta proprio nelle conseguenze che seguono. Mortalità, scorrettezza, peccato capitale, sono cose da mantenere cosi come sono. Il loro fascino si nutre proprio della caducità. 
Qual è, in generale,  il tuo artista preferito di sempre?Qui bisognerebbe aprire un capitolo a parte. Sul fronte letterario non posso non citare Knut Hamsun, Fante e Bukowski. Non so se siano i migliori, ma questo poco importa. La cosa più importante è che siano compatibili a me. Quando leggo le peripezie borderline di soggetti affamati di vita non posso che leggere tra le righe, ed emozionarmi. Capossela, De Andrè, Leonard Cohen, Pasolini, Fabien Perez, Kubrick, Bergman, sono artisti che accompagnano ogni giorno la mia ricerca di non so che.
Qual è il genere letterario o il tema sul quale non riusciresti mai a scrivere nulla?Mi considero un amante del neo-realismo, quindi oserei dire che tutto quello che si allontana eccessivamente da canoni reali non mi appaga. Poi è il messaggio quello che conta. Ma quando si parla di mondi incantati, incredibili e scellerate storie improbabili, gente che vola o cose varie il mio interesse scema. Anzi, mi incazzo proprio. Ma è giusto che qualsiasi genere trovi la sua collocazione, perché se ad altri piace allora ci sarà un motivo.
Se tu non fossi uno scrittore, in quale altro modo sfogheresti la tua creatività?Nel silenzio.
La qualità che più ammiri negli altri e quella che più apprezzi di te stesso.Degli altri, inteso come blocco universalmente riconosciuto, non ammiro niente. Quello che ammiro è l’individualità, la particolarità di alcuni soggetti unici. Di me stesso apprezzo il tocco di palla.
Elencami il tuo film, la tua canzone e il tuo romanzo (o racconto) preferiti.Non ho dei preferiti, ma molti mi hanno segnato particolarmente. Mi viene in menteAmerican History Xdi Tony Kaye, ma ancheRequiem for a dreamdi Aronofsky (tratto da un romanzo di quel visionario di Selby jr.). La canzone che ho voglia di citare èIf it be your will, di Leonard Cohen. Il romanzo che più di tutti mi ha trasmesso emozioni èFull of lifedi Fante, ma non saprei spiegare perché.
Cosa c'è nel tuo immediato futuro?Ho scritto due romanzi, e sono in perenne attesa. Spero che qualcuno dall’alto mi caghi..
Per concludere, qual è il senso della vita secondo Dario Piparo? Il senso della vita è lo schiocco sordo del coperchio di un barattolo appena forzato, il crepitio della malta calpestata e il profumo di sugo di pomodoro.
Il serial killer che è in me desidera ringraziare l'autore per la sua estrema gentilezza e per essersi prestato al gioco di questa intervista non convenzionale, dimostrando di essere, oltre che un talentuoso autore, una persona a cui non mancano l'ironia e l'umiltà. 

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