Toby McNurse ha quattordici anni e tante ferite dentro di sé: non ha mai avuto un padre e non ha piú una madre, abita in una casa malandata con uno zio che si arrangia pulendo cose che nessuno osa pulire, dai mattatoi ai vecchi motori incrostati, e discorre incessantemente e pateticamente di suicidio. Toby frequenta la scuola locale, dove impera il professor Hibma, un uomo insicuro e confuso che riesce a pontificare per venti minuti filati sulle mostruosità del capitalismo, la rivoluzione diventata merce, i poveri che hanno ormai la pizza e l’erba assicurata, i moralisti e gli artisti che se ne fregano di tutto. Toby infrange le regole e accumula punizioni, ma senza gioia nella disobbedienza, né rabbia. Le vuote passioni dei suoi compagni di classe – musica, droga, piccoli crimini, sesso – non significano nulla per lui. La droga è una cosa patetica. I flirt, umilianti. I furti e altra robaccia simile, ridicoli.Nella classe di Toby è arrivata da poco Shelby Register, trasferitasi in Florida con il padre e la sorellina dopo la morte della mamma. Shelby è carina, sveglia, sogna di fuggire in qualche paese lontano ed è attratta da Toby, pur sapendo che quello della brava ragazza che si innamora di un teppista è il classico luogo comune. Ma per Shelby i ragazzi normali sono una noia, quindi ben venga il luogo comune. Toby, tuttavia, non è affatto un vandalo qualsiasi, un banale teppistello angosciato come tanti. Toby è un ragazzo che, nel profondo della sua anima, è piú terribile di tutti i delinquenti minorili della contea messi insieme.
Un malinconico destinato a infliggere danni ben piú gravi di quelli che Shelby o il professor Hibma osano pensare, e che, al cospetto di Shelby e di Kaley Register, la sorellina di quattro anni dai capelli che scintillano come un’esca nell’acqua, sa che è giunta la sua ora... l’ora di fare finalmente quello per cui è venuto al mondo.Magnificamente scritto, inquietante, commovente e ilare insieme, Dark Florida ha rivelato sulla scena letteraria americana e internazionale il talento di John Brandon, uno scrittore capace di illuminare, con crudo e poetico realismo, il lato oscuro della gioventú odierna.
«Un giovane grande scrittore che farà molta strada».San Francisco Chronicle
«Con Dark Florida John Brandon si aggiunge alla schiera di quegli scrittori che non smettono di ricordarci che il mondo reale è molto piú inquietante della letteratura. Il risultato è una grande storia con una voce eccezionale, ricca di personaggi che risultano veri proprio perché estremi».New York Times
«John Brandon è uno scrittore dalla prosa infallibile – a metà strada tra Denis Johnson ed Elmore Leonard».Davy Rothbart
«Dark Florida è un romanzo incantevole, con un tocco di dolente ilarità… Fa sorridere anche quando infligge un colpo al cuore, ed è uno dei migliori libri mai scritti sull’adolescenza».Dan Chaon
*Le mie recensioni*Come dice lo stesso titolo, “Dark Florida” dell’esordiente-rivelazione statunitense John Brandon ci mostra “l’altra faccia” della Florida, la sua metà oscura fatta d’immagini, suoni, odori, colori e paesaggi mai vissuti neppure di seconda mano, attraverso i film e i telefilm statunitensi che ci rimandano sempre la stessa immagine stereotipata di una East Coast patria del surf, regno degli hotel di lusso e dei parchi divertimento. A metà tra un giallo piuttosto anomalo e un romanzo di formazione, il libro scorre lento, senza colpi di scena significativi né momenti di azione intensa: si tratta di un effetto voluto, teso e straniante, caratterizzato da un ritmo altalenante ma sempre esasperatamente pacato, anche quando narra eventi d’indicibile orrore. Magistrale è il tocco dell’autore: Brandon, infatti, è uno di quei rari scrittori che riesce a essere crudo e al tempo stesso lirico, a commuovere e ad esasperare nello spazio di poche righe, mantenendo focalizzata l’attenzione sui caratteri dei personaggi più che sugli eventi.Il vero talento di Brandon e di questo suo primo romanzo, infatti, sta proprio nell’introspezione psicologica, in un dedalo di personaggi principali e secondari creati ad arte per scuotere e far riflettere il lettore, esasperati soprattutto in quei caratteri che ne rivelano l’immensa fragilità, l’apatia e una noia strisciante, che si fa strada lentamente ma inesorabilmente, contaminando i sogni e ogni genere di futura speranza. Del resto, nella contea di Citrus, situata nell’entroterra aspro e selvaggio dello stato della Florida, dove la natura la fa da padrone, i sogni e le speranze fanno presto a morire, soffocate sul nascere come germogli in pieno inverno. Lo sa bene Toby McNurse, quattordicenne inquieto e apatico, caratterizzato da una ribellione sorda, tanto più pericolosa quanto più silenziosa giorno dopo giorno, e lo sa bene uno dei suoi professori, Himba, che a soli trent’anni ha raggiunto la piena consapevolezza del suo essere un fallito, un impotente incapace di dare un senso alla propria esistenza, incapace perfino di far del male, perché tutto ciò che è eclatante, notevole, o anche solo spregevole, non è nelle sue corde... (continua a leggere su SoloLibri)
***"Dark Florida" è uno di quei romanzi che hanno pressappoco l’effetto di un pugno nello stomaco. Tanto per cominciare, chi intende leggerlo farebbe bene a non lasciarsi condizionare dal titolo, mettendo da parte le suggestioni cinematografiche e televisive, nonché le immagini che rappresentano una Florida solare, terra di spiagge infinite, di parchi divertimento mondiali, di vacanze alla moda e surfisti. Per quanto l’immaginario hollywoodiano ci rimandi quasi sempre un mondo da cartolina, ambientazione perfetta di quel “sogno americano” che alimenta le speranze di moltissimi giovani americani e non, esiste anche un’altra America, un’altra faccia degli Stati Uniti. Una faccia che non splende, che resta sempre in ombra, ma che forse proprio per questo è la più vera, la più intensa e malinconica. In questo romanzo di John Brandon, l’America delle periferie viene rappresentata dalla Florida dell’entroterra più selvaggio, quello dell’anonima e triste contea di Citrus, dove non ci sono né spiagge né divertimenti, perché a farla da padrone è la natura indomita e caotica, intervallata da piccoli agglomerati urbani dove la gente non ha nulla da fare, ma soprattutto nulla da sognare.
Le speranze vengono soffocate sul nascere dalla noia, il mondo patinato del cinema, delle mille opportunità e delle belle speranze è lontano come se si trovasse su un altro pianeta, offuscato da una vita fatta di stenti e umiliazioni, prevedibile routine e cattive intenzioni mai messe in atto. In un ambiente così desolato, privo di opportunità, che risucchia i giovani come implacabili sabbie mobili, è impossibile non coltivare rancori e frustrazione, com’è impossibile trovare un senso alle giornate che trascorrono tutte uguali, grigie e monotone.John Brandon è bravissimo nel rendere alla perfezione lo stato d’animo di profonda inquietudine che accomuna i protagonisti, pur diversissimi tra loro: Toby McNurse, quattordicenne confuso e pieno di problemi, dal triste passato, che convive con uno zio sociopatico e anaffettivo, costantemente sul punto di suicidarsi; Shelby Register, ragazzina seria, intelligente e appassionata, che si è appena trasferita in Florida con il padre e la sorellina di quattro anni, e poi il professor Himba, ex giovane di belle speranze che a soli trent’anni si sente finito, fallito sia come professore che come uomo, incapace di dedicarsi davvero al mestiere di professore ma al contempo troppo vigliacco rifarsi una vita altrove, per fare qualcosa di importante che dia finalmente un senso, una svolta alla sua apatica esistenza... (continua a leggere su La Bottega di Hamlin)