Come tutti oggi, i Barrett vivono la crisi: Daniel è un architetto che ha perso il lavoro e fa colloqui sperando di trovarne presto un altro, Lacy un'agente immobiliare che fatica a piazzare case nella loro zona; e intanto fanno conti per cercare di rientrare nelle spese mensili e valutano quali voci si possano tagliare per risparmiare qualcosa senza far mancare il necessario ai due figli Jesse e Sam. Ma i problemi non vengono mai soli ed in casa iniziano a verificarsi strani incidenti: cucina messa a soqquadro, foto di famiglia sparite dalle cornici, allarme che suona nel pieno della notte senza che si sia verificata nessuna intrusione. Ed il piccolo Sam che indica come responsabile l'uomo dei sogni con cui dice di parlare. Naturale pensare che ci sia una spiegazione razionale per tutto quello che succede, per esempio che possa essere proprio il piccolo di casa a fare tutto ciò come conseguenza del disagio che sta affrontando la famiglia; naturale almeno fino a quando la situazione si aggrava e gli indizi si fanno più evidenti, puntando in una direzione ben precisa che Lacy capisce indagando sul web. Le sue ricerche la conducono all'esperto Edwin Pollard, un incontro che chiarisce ai Barrett alcuni aspetti di quello che sta accadendo loro, indicandogli la via da seguire per uscirne.
Allo spettatore di Dark Skies - Oscure presenze, in realtà, è chiaro fin da subito la natura dei disturbi che si verificano a casa Barrett e delle oscure presenze a cui fa riferimento il titolo italiano, il regista Scott Stewart ce la suggerisce sin dalla citazione di Arthur C. Clarke che apre il film:
"Esistono due possibilità... O siamo soli nell'universo o non lo siamo. E sono una più terrificante dell'altra."Una dichiarazione d'intenti che chiarisce anche, ed ancora di più, l'approccio che l'autore intende dare al progetto: quello del film horror. Ma non c'è da stupirsci perché Stewart è regista di genere (suoi Legion e Priest) ed ha alle spalle una produzione come la Blumhouse Productions che ha dato vita ad un franchise come quello di Paranormal Activity e produttori esecutivi che hanno preso parte ad altri successi del campo come Insidious e Sinister. Infatti il loro Dark Skies è costruito per dare risalto alle intrusioni domestiche notturne in casa della famiglia Barrett ed al loro aspetto più spettrale e spaventoso, strizzando l'occhio a classici alla Poltergeist: demoniache presenze. Sono questi i momenti riusciti del film che possono vantare una messa in scena solida, supportata dalla musica inquietante composta da Joseph Bishara. Che siano semplici ritrovamenti di oggetti impilati in modo bizzarro o stormi di uccelli che si abbattono sulla casa, il risultato è d'effetto.
Dove il film perde l'occasione per lasciare qualcosa allo spettatore oltre l'ora e mezza della sua durata è nell'approfondimento dei personaggi. Dark Skies - Oscure presenze vorrebbe (o sarebbe potuto) essere un film che analizza le fragilità della famiglia, l'importanza della sua unità e coesione, ma lo script dello stesso Stewart non riesce ad indagare in questa direzione, mettendo in scena personaggi poco riusciti che reagiscono a quanto accade loro in modo irreale. Poco riescono ad aggiungere Keri Russell e, soprattutto, Josh Hamilton ai loro Lacy e Daniel ed anche J.K. Simmons, chiamato a dare il volto all'esperto Pollard offre una interpretazione sottotono. Un valore aggiunto che manca e che impedisce al film di uscire dalla sua nicchia di film di genere, che sa strizzare l'occhio ai suoi predecessori, che siano del passato o dell'ultimo decennio (le telecamere di sorveglianza per tenere sotto controllo l'attività notturna fanno tanto Paranormal Activity, per esempio), che sa offrire alcuni brividi e qualche sano spavento, ma che non lascia quel senso di inquietudine che è potenzialità dell'argomento trattato. Almeno fino al sequel che il finale sembrerebbe non escludere.
Fonte: http://www.movieplayer.it