Ma a voi piacerebbe per davvero essere re o principi? Io nei miei insopprimibili bighellonaggi mentali ci ho pensato spesso e seriamente, anche perché in casi disperati come il mio l’autostima non manca mai. Sono giunto alla conclusione che non mi piacerebbe affatto. Mi spaventa soprattutto l’idea di una vita occupata da liturgie, protocolli e salamelecchi, seccature che per di più si possono padroneggiare solo dopo un lungo tirocinio capace di guastare il più sano dei ragazzotti. E’ per questo che i principi, sotto sotto, sembrano tutti dei baccalà. L’unico incorrotto mi sembra il principe Harry, che infatti – non ci si può sbagliare – è il classico figlio dello stalliere: ben piantato, con la sua bella faccia regolare, forte e rubiconda, col suo lanoso vello di Giasone in testa, pronto per il rugby, la birra e le donne di facili costumi. Lui è fortunato, perché questa vita snaturata sa anche essere penosissima in certi casi particolarmente sfigati. Pensate a Carlo, principe di Galles, vivente da sessantasei anni ed erede al trono da sessantadue anni, ancora parcheggiato in panchina. La sua vita è stata veramente, fin qua, un lunghissimo coitus interruptus con la regalità. L’altro giorno in pubblico si è lasciato andare ad un audace paragone tra Hitler e Putin, pur di sentirsi qualcuno. E’ impazzito per la noia, ho pensato. Oggi invece ho capito: non è per la noia, è per il dispiacere, l’umiliazione e la disperazione di vedersi ancora una volta superato da un giovanotto dell’Europa continentale: il quarantaseinne Felipe Juan Pablo Alfonso de Todos los Santos di Borbone e Grecia, principe delle Asturie, nuovo re di Spagna dopo l’abdicazione del re Juan Carlos, di cui sicuramente Carlo era già a conoscenza da tempo. Che l’immarcescibile Elisabetta II a questo punto si metta una mano sul cuore e regali finalmente a Carlo una vecchiaia incoronata, mi sembra improbabile: questo fatuo tipo di carità è umiliante per il prestigio stesso della regalità, e mi sembra che la nonnetta ne sia ancora pienamente consapevole. Carlo lo sa perfettamente, e perciò spera segretamente che l’abdicazione di re Juan Carlos inneschi una svolta repubblicana in Spagna, prima di piombare definitivamente nella depressione. E questo peccato è solo l’ultima delle sue disgrazie.
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