Ecco cosa succede ai vostri personaggi
se non date loro una ragione per agire.
Infatti, il potere dell'identificazione nasce molto più dal motivo di un'azione che non dallo scopo per cui si compie.
Se per esempio la storia comincia con il nostro protagonista che compie una rapina in una banca, noi sappiamo che ha l'obiettivo di entrare in possesso di una grande quantità di denaro il prima possibile, passando sopra ogni morale che glielo impedirebbe. Ma perché lo sta facendo? Ha una moglie malata e ha urgente bisogno di soldi? Deve un mucchio di denaro a un usuraio? Gli hanno portato via la casa e vuole farla pagare a quella maledetta banca? Qualcuno lo ricatta? Ha il fratello in prigione e vuole farsi arrestare per farlo evadere (inizio della serie Prison Break)? O forse è solo un folle? Insomma, ci possono essere svariate ragioni per il suo comportamento.
La motivazione che sta dietro ai suoi gesti è la molla che fa scattare il coinvolgimento del lettore. In un certo senso, si tratta sempre di uno scopo, ma più sottile, è l'obiettivo che sta dietro l'obiettivo più evidente. Spesso la debolezza di un romanzo o di una storia in generale si rivela proprio nell'aver fornito un debole motivo al protagonista. Quanto è credibile che una persona impieghi tante energie in qualcosa se non ha validi motivi?
Tutti devono avere un motivo per agire
I personaggi non dovrebbero fare mai nulla senza un perché. Nell'arco di tutta la trama deve esistere sempre una spinta concreta, anche solo interiore, ad agire. E non sempre deve avere a che fare con la motivazione di base, ma può essere dettata da una situazione contingente.
Anche i personaggi secondari dovrebbero essere dotati di una motivazione ad agire, più o meno profonda, a seconda del loro ruolo.
C'è una frase di Connie Willis (scrittrice di fantascienza) che esprime bene quello che intendo.
Cerco di dare a ciascuno di essi un motivo perché compiano determinate azioni e, a quel punto, inizia la loro rapida trasformazione in personaggi. Una volta iniziato, cerco in tutti i modi di infondere una scintilla di vita: entro in ognuno di loro e cerco di farli agire come esseri umani e non come semplici figure.
E c'è di più. Anche i cattivi devono avere una loro motivazione, condivisibile o meno che sia. Essere cattivi e basta non ha senso, neppure i villains della Disney fanno quel che fanno senza un perché. Dotare i nostri antagonisti di solide ragioni dà spessore alla storia.
Inoltre, interessanti contrasti possono venir fuori quando i personaggi devono confrontarsi con motivazioni opposte alle loro.
Il motore è la passione
Per funzionare davvero la motivazione non deve essere particolarmente significativa e neppure condivisibile, ma forte, così forte da costituire il perno delle azioni, da rendere i personaggi ossessionati e determinati. Le passioni umane sono alla base delle storie di tutti i tempi e funzionano perché chiunque può provarle e sentirsi in empatia con i personaggi. Sono i grandi motori della trama e prescindono da luogo ed epoca in cui si svolgono i fatti.
Il protagonista di una storia può essere ossessionato da:
- Paura
- Amore
- Vendetta, odio
- Desiderio sessuale
- Desiderio di riscatto
- Desiderio di conoscenza, curiosità intellettuale
- Desiderio di libertà
- Ambizione, sete di successo
- Sete di denaro
“Le passioni umane sono una cosa molto misteriosa e per i bambini le cose non stanno diversamente che per i grandi. Coloro che ne vengono colpiti non le sanno spiegare, e coloro che non hanno mai provato nulla di simile non le possono comprendere. Ci sono persone che mettono in gioco la loro esistenza per raggiungere la vetta di una montagna. A nessuno, neppure a se stessi, potrebbero realmente spiegare perché lo fanno. Altri si rovinano per conquistare il cuore di una persona che non ne vuole sapere di loro. E altri ancora vanno in rovina perché non sanno resistere ai piaceri della gola, o a quelli della bottiglia. Alcuni buttano tutti i loro beni nel gioco, oppure sacrificano ogni cosa per un’idea fissa, che mai potrà diventare realtà. Altri credono di poter essere felici soltanto in un luogo diverso da quello dove si trovano e così passano la vita girando il mondo. E altri ancora non trovano pace fino a quando non hanno ottenuto il potere. Insomma, ci sono tante e diverse passioni, quante e diverse sono le persone”.
(Michael Ende - da La storia infinita)Non tutte le motivazioni, poi, sono positive. Molte nascono da sentimenti egoistici e possono portare danno agli altri o risultare auto-distruttive. Oppure possono essere emozioni positive, che però danno luogo a conseguenze devastanti. Ma non è compito di un autore darne un giudizio, casomai questo deve venir fuori dal complesso della storia.
Priorità dei bisogni
Per orientarsi nella scelta della motivazione si dovrebbe tener conto che le cose assumono importanza diversa a seconda delle circostanze. Una guida per orientarci potrebbe essere la piramide dei bisogni di Abraham Maslow, una teoria che illustra cinque livelli di bisogni per l'essere umano.
Si tratta di una piramide perché alla base ci sono le necessità più animali, e solo dopo che sono state soddisfatte affiorano altri bisogni meno materiali. In pratica, non si dà priorità all'autorealizzazione se non si hanno i soldi per mangiare, la sopravvivenza viene sempre prima.
Chiaramente si tratta di una generalizzazione e come tutte le schematizzazioni va presa con le pinze. Ci si può ispirare però per capire di cosa hanno bisogno i nostri personaggi. Va considerato anche che le persone danno importanza a cose diverse, a seconda del carattere, qualcuno potrebbe calpestare tranquillamente gli affetti familiare pur di avere successo, così come non necessariamente devono essere soddisfatti tutti i bisogni precedenti per provare il desiderio di realizzarsi.
Inoltre, le priorità possono venire stravolte dalle nostre ossessioni o da squilibri psicologici più gravi. Vi è mai capitato di dimenticarvi di mangiare perché siete presi da qualcosa? I nostri personaggi potrebbero essere talmente ossessionati da qualcosa o qualcuno, che il resto non conta più.
Il passato alla base della motivazione
Se permettete un'opinione molto personale, credo che il passato come base per l'azione sia qualcosa di abusato e non sempre efficace. Per esempio, un personaggio che si comporta in modo violento perché ha avuto un'infanzia difficile. Tornando all'esempio della rapina in banca, potremmo giustificare l'azione del rapinatore raccontando che fin da piccolo gli è stato insegnato da un padre ladro a prendersi con la forza tutto quello che gli serve. Ma è abbastanza forte come idea? A me non sembra.
Trovo che il genere di motivazione che affonda le radici in eventi lontani non sia la scelta migliore per scatenare l'empatia in chi legge. Credo che ci si identifichi molto più facilmente se invece che indietro si guarda avanti, al futuro. Anche se obiettivamente è vero che i nostri comportamenti derivano dalle esperienze, questo non basta a sorreggere una storia. E la noia è in agguato. Ma questa, come dicevo, è solo la mia opinione, e ci sono sicuramente storie di questo tipo ben riuscite.
Avete dato una motivazione abbastanza forte ai protagonisti della vostra storia? Se sì, avete fatto già moltissimo per creare un buon romanzo!
Hanno parlato di questo argomento anche:
- Lisa Agosti - Cosa motiva un personaggio
- Chiara Solerio - "Un piccolo gesto crudele" e le sue motivazioni sballate