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Con la formazione del governo e la stabilizzazione degli assetti politici seguita alle elezioni di febbraio, è possibile ripercorrere l'andamento della campagna elettorale e delle convulse fasi successive attraverso gli occhi delle televisioni, analizzando lo spazio che ciascuna testata telegiornalistica ha dedicato alle varie formzioni politiche.
I dati di gennaio 2013, pubblicati dall'AGCom spezzati per settimana (Parte I - Parte II - Parte III - Parte IV - Parte V) sono stati quindi raggruppati per offire uno spaccato del mese nella sua interezza, valutando quindi in un colpo solo l'evoluzione dell'attenzione offerta da ciascun telegiornale ai vari contendenti.
Le aggregazioni per area politica che accompagnano l'analisi sono state effettuate conteggiando ciascun partito nel rispetto della propria coalizione di collocamento, quindi con cinque aree principali (Centrodestra, Scelta Civica, Italia Bene Comune, Rivoluzione Civile, MoVimento 5 Stelle) ed una sezione residua; i raggruppamenti legati al posizionamento politico sono invece stati effettuati con un'analisi a posteriori, ovvero assegnando il valore relativo all'appoggio o meno al Governo Letta.
Dati AGCom gennaio 2013
Dati AGCom 2013 aggregati per mese
Le ore totali di informazione politica nel mese di gennaio sono state 427, un valore altissimo ma naturalmente in linea con le attese considerato il periodo di fervente campagna elettorale.
A fare la parte del leone nei telegiornali è il PdL, che da solo occupa un quarto del tempo complessivo, per un totale di 121 ore tra tutte le testate televisive. Secondo, ma nettamente staccato, è il PD, che con 90 ore si attesta poco sotto il 19%. Per i democratici il valore di per sé non sarebbe negativo, e indubbiamente vi sono stati mesi in cui la distanza tra PdL e PD in termini di passaggi nei TG sono stati anche abbondantemente più ampli, ma in periodo di campagna elettorale 31 ore di differenza in un mese, circa un'ora al giorno, sono un valore estremamente significativo.
Scelta Civica è il terzo partito nei TG, con poco meno di 80 ore ed il 16%, mentre di gran lunga più staccato è il M5S con circa 25 ore ed il 5%. All'incirca allo stesso livello della formazione grillina si posizionano SEL e Lega Nord, quindi i principali alleati rispettivamente di PD e PdL.
Rispetto al risultato elettorale, quindi, si nota una netta sovraesposizione di PdL e SC, mentre tanto il PD quanto soprattutto il M5S risultano sottorappresentati in TV.
Dati AGCom gennaio 2013 aggregati per
area politico-culturale
Dati AGCom 2013 aggregati per
area politico-culturale
Passando dal dettaglio dei singoli partiti a quello delle coalizioni, il gap già molto ampio tra PdL e PD si allarga ulteriormente considerando gli altri partiti che compongono le rispettive coalizioni, arrivando a sfiorare il 10%, pari ad una differenza di 41 ore. Il centrodestra supera il 33% (un terzo del tempo complessivo) mentre IBC nel suo complesso arriva al 25%; in sostanza, il solo PdL ha avuto a disposizione nei telegiornali lo stesso tempo avuto dall'intero centrosinistra.
Passando al dettaglio delle altre coalizioni, Scelta Civica si posiziona poco sotto IBC con il 22%, mentre staccatissimi sono il M5S (6%) e RC (5%).
Esaminando il dettaglio delle singole testate, si possono considerare maggiormente schierate con il centrodestra Studio Aperto e TG5, con Monti TG1 e SkyTG24, con IBC Studio Aperto e TG1, con Ingroia MTV News e Rainews e infine con il M5S MTV News e SkyTG24. Si tratta in effetti di una strutturazione piuttosto insolita nella distribuzione del tempo politico, che vede ripetuti due volti molti telegiornali, quasi come se ciascuna testata avesse voluto privilegiare non una ma due formazioni, nell'ottica - spesso interessata - di creare contrapposizioni a due che per motivi elettorali svantaggiassero le forze escluse.
Dati AGCom gennaio 2013 aggregati per
Istituzioni - Maggioranza - Opposizione
Dati AGCom 2013 aggregati per
Istituzioni - Maggioranza - Opposizione
Osservando invece i dati legati al posizionamento delle forze politiche, emerge con fora la schiacciante maggioranza di quelle formazioni che sono poi andate a formare il Governo letta, con 313 ore complessive, pari al 69% circa. Si tratta di una percentuale esorbitante, certamente comprensibile in un momento in cui tali forze erano da ritenersi ancora rivali, ma senza dubbio profetica in quella che si sarebbe poi rivelata la formazione di governo.
A livello di testate, sono state MTV News e Rainews a destinare il maggior spazio a quelle forze che avrebbero poi costituito l'attuale opposizione al Governo Letta, anche se da motivi opposti, la prima dando particolare spazio a SEL e Lega, la seconda puntando piuttosto su MoVimento 5 Stelle e Rivoluzione Civile.
Ciò che emerge dall'analisi di questo primo mese del 2013 è comunque uno scenario televisivo dominato nel bene e nel male dal centrodestra, che ha avuto ore e ore di surplus rispetto a qualsiasi altra coalizione: una decina di punti percentuali di vantaggio sul centrosinistra, infatti, in un mese con oltre 400 ore di informazione politica, è un valore estremamente rilevante anche a livello assoluto, e non solo a livello relativo.
Piuttosto interessante è il distacco tra centrodestra e centrosinistra aggregando le testate: 14 ore di differenza nelle reti RAI (15%), 15 ore e mezza nelle reti Mediaset (11%), 4 ore nelle reti Telecom (9%), 9 ore su Sky (7%). È quindi prevalentemente in RAI e non in Mediaset come si potrebbe erroneamente pensare che si è consumato il principale squilibrio mediatico a favore di Berlusconi e della sua coalizione, a riprova della profonda influenza che gli anni di governo del Cavaliere hanno avuto sulla televisione pubblica.
Quanto alle altre coalizioni, il centro montiano ha avuto risultati non eccessivamente distanti da quelli del centrosinistra, quindi non lo si può definire sacrificato in senso assoluto; sacrificati sono stati invece Rivoluzione Civile e MoVimento 5 Stelle, che però spesso ha utilizzato la carta della lontananza dalla TV come arma elettorale, anziché subirla... e con ottimi risultati.
La televisione italiana, persino in un momento stringente come la campagna elettorale per le politiche, si dimostra una volta di più territorio berlusconiano. Chi ha saputo dimostrare di poter sfruttare vie alternative al consenso è stato premiato, chi si è ostinato a sfidare il Cavaliere sul suo terreno di gioco - senza nemmeno aver tentato di cambiare le regole del gioco riformando il sistema televisivo quando ne aveva l'occasione - ne è uscito con le ossa rotte.