Il 26 ottobre 2014 sul Sole 24 Ore abbiamo letto un'indagine sullo stato dei cosiddetti Open Data in Italia e Albano si è guadagnato un lusinghiero secondo posto. Vediamo cosa sono e a cosa servono, evitando superficiali accostamenti alla trasparenza. I dati aperti possono riguardare diversi argomenti, devono poter essere liberamente utilizzati, facilmente accessibili e non è scontata l'equazione "tanti dati = tanta trasparenza", perché dipende dal tipo e dalla loro leggibilità.
Si dice che l'informazione è potere, ma anche denaro, infatti gli Open Data offrono opportunità di grande interesse nell'economia dell'informazione. Si possono fare analisi economiche sulla base delle quali compiere scelte importanti per le imprese e per la comunità. Altri esempi riguardano le APP degli smartphone che sfruttano dati aperti come gli orari dei mezzi di trasporto o dei medicinali per sapere ovunque il nome del farmaco equivalente.
Albano ha pubblicato 1.094 statistiche, delle quali circa la metà precedenti al 2010, su argomenti come: agricoltura, ambiente, amministrazione, commercio, cultura, economia, elezioni, istruzione e formazione, mobilità, popolazione, pubblica sicurezza, sanità, sociale e territorio. Come ha rilevato anche il Sole 24 Ore risultano però carenti i dati sulle spese dell'amministrazione, sui trasporti, sulla qualità dell'aria o sulle ispezione sanitarie, nonostante la presenza di una discarica.
A proposito di elaborazione dei dati aperti è interessante l'esperienza di openbilanci.it che analizza il bilancio di centinaia di pubbliche amministrazioni, tra cui anche l'ultimo disponibile di Albano (2012), dal quale emerge che su 1.073 Comuni che hanno una popolazione compresa tra 10.000 e 50.000 abitanti, Albano è:
- al 661° posto per la capacità che ha il Comune di finanziare le spese correnti senza indebitarsi;
- al 683° posto per investimenti in progetti di lungo termine per lo sviluppo del territorio;
- al 832° posto per il debito complessivo, partendo dal più basso;
- al 857° posto come affidabilità dei crediti che il Comune ha accumulato *.
* Molti Comuni hanno preso l'abitudine di conteggiare nel proprio bilancio residui attivi vecchi che di fatto non saranno più riscossi. Così facendo le amministrazioni hanno la responsabilità di approvare bilanci sostanzialmente falsi, perché presentano un pareggio solo formale tra entrate, gonfiate con crediti inesigibili, e spese (fonte: openbilanci.it).