15 dicembre 2014 Lascia un commento
Siamo a Bologna, piu’ precisamente al MAST. fondazione internazionale che sposa tecnologia e arte in un solo grande progetto, due campi molti diversi tra loro eppure conciliabili nei fatti e la mostra ne e’ riprova.
L’anno scorso la bella iniziativa "Foto / Industria" aveva dato corpo agli intenti della fondazione, sottolineata qui oggi con Lynch, occhio privilegiato verso le architetture industriali ed ecco come il cerchio ancora una volta si chiude.
Nella cornice fenomenale dell’ala riservata al pubblico, sono in mostra un centinaio di scatti che tra il 1980 e il 2000, il regista ha ripreso tra Europa centrale, dell’est e Stati Uniti.
Programmaticamente e senza mezzi termini, leggiamo che Lynch rinnega il colore, affermazione interessante per colui che ha praticamente inventato il rosso nella cinematografia moderna e che ricordiamo per le tinte sature ma senza alcun dubbio il fascino per le rovine e gli ambienti nei quali aleggiano fantasmi dal passato o da altri strati della realta’, certo gli appartengono. Non e’ che il bianco e nero del resto sia estraneo al regista, esordio e proseguo l’hanno visto senza colore, anzi l’atmosfera generale e’ un ritorno, meglio una piena citazione al primo "Eraserhead" del quale le foto, paiono in gran parte un backstage o foto di scena.
Si inizia cosi’ un percorso tra immagini fortemente contrastate, la tendenza ad annullare i grigi che evidenzia forme nettamente in stagliate tra cielo e materia, come un cancello o una barriera che va oltre lo sguardo separando mondi molto piu’ distanti tra loro di quanto l’occhio vuole credere. Tutto e’ immobile ma l’angoscia e’ palpabile, l’ansia colpisce e toglie il fiato e l’attesa si fa straziante, sensazioni che le foto degli interni rimandano amplificate. Tra rottami, calcinacci, muri fatiscenti e ferro mangiato dalla ruggine, c’e’ sempre una porta, un anfratto, un pertugio, qualcosa di oscuro che non sai cosa nasconde e che certamente non e’ amico. L’angoscia e il mistero, cifra stilistica del suo cinema, e’ tutta li’, nelle foto, dai piccoli ai grandi formati.
A maggior ragione e non potrebbe essere diversamente, ritroviamo il miglior Lynch in tre piccoli corti da lui realizzati e sonorizzati, distillato metafisica di un orrore astratto ed immotivato eppure soffocante e claustrofobico, puro genio di essenzialita’ stilistica e tecnica.
Davvero notevole e non possiamo che ringraziare il MAST. per l’occasione creata e l’ambiente che lo contiene.
Dimenticavo, la mostra prosegue sino al 31 Dicembre 2014, percio’ approfittatene.