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Davide e Betsabea

Creato il 09 settembre 2015 da Nicolamisani

Un pomeriggio in cui ammirava il panorama dalla terrazza del suo palazzo, re Davide vide la giovane Betsabea, che faceva il bagno nel cortile di una casa vicina. La giovane si presentava così com’era stata fatta da Dio, e quest’ultimo, che narrò, o se volete fece narrare, questa storia nella Bibbia, ci fa sapere che Betsabea era “molto bella d’aspetto”.

Davide ordinò ai servi di informarsi su quella donna, e i servi gli dissero che era la moglie di Uria, un guerriero vigoroso che in quel momento stava massacrando adulti, donne e bambini nella terra degli Ammoniti, dove Davide aveva spedito l’esercito di Israele. Preso atto che Uria era trattenuto da questi impegni, Davide inviò i suoi messaggeri da Betsabea e la fece condurre alla reggia.

Betsabea restò incinta.

Fra i pochi inconvenienti di regnare, uno dei più scoccianti è l’interesse pettegolo dei sudditi per chi li comanda. Se il re si mette un dito nel naso a una parata militare, è certo che ogni spettatore se ne accorgerà e che tramanderà l’episodio agli amici e ai conoscenti che non hanno avuto il bene di assistervi. A distanza di anni, le madri rimprovereranno i bambini che fanno quel gesto: “Aronne, pensi di essere il re?”. Figuriamoci – rifletté tetramente Davide – cosa non avrebbe detto il popolo dopo avere appreso che il re si portava a letto la moglie di un soldato, mentre il cornuto rischiava la vita combattendo per la patria. Ne avrebbero parlato per millenni. Ci avrebbero scritto sopra romanzi.

Davide stava per strapparsi i capelli quando gli venne in mente un modo facilissimo di scampare allo scandalo. Avrebbe richiamato Uria, così che facesse con sua moglie ciò che un guerriero vigoroso ama fare appena torna dal fronte e credesse poi che il bambino fosse suo.

Un minuto dopo Davide scriveva a Ioab, il capo dell’esercito di Israele, perché ordinasse a Uria di venire a riferire sull’andamento della guerra.

Uria tornò e si presentò al re. Al termine dell’udienza, un Davide sorridente donò a Uria una portata, presa dalla tavola imbandita, e lo invitò ad andare a casa a cenare.

Ora, è normale che una storia che inizia con un colpo di fortuna, qual è vedere una bellissima donna nuda mentre ci si affaccia dalla terrazza, sia poi devastata dalle disgrazie. Quindi, Uria non tornò a casa. Appena si fu congedato dal re, il soldato pensò ai cari compagni che aveva abbandonato al fronte. Parve al guerriero che tornare a casa, a godersi le gioie del cibo, e soprattutto quelle di una donna nel letto, fosse un insulto agli amici che in quel momento sopportavano le durezze dell’accampamento. Tormentato dal senso di colpa, Uria decise di restare alla reggia e di simulare una camerata andando a dormire con i servi.

Davide inorridì quando ne fu informato. Recatosi a vedere di persona tale mostruosità, fece svegliare Uria e gli chiese perché non fosse a casa. Uria disse:

“L’arca, Israele e Giuda abitano sotto le tende, Ioab mio signore e la sua gente sono accampati in aperta campagna e io dovrei entrare in casa mia per mangiare e bere e per dormire con mia moglie? Per la tua vita e per la vita della tua anima, io non farò tal cosa!” (Sam 2, 11; 11).

Il re tornò ai suoi appartamenti, pronunciando a mezza voce una tirata sui soldati che avrebbe un posto fra i grandi classici dell’antimilitarismo, se solo l’Autore della Bibbia ce l’avesse lasciata.

La sera seguente Davide invitò Uria a cena e lo fece ubriacare. Quando ritenne di avere distrutto ogni dignità nella vittima, e di avere proferito un numero sufficiente di battute sulle “lance dei guerrieri”, il re accompagnò Uria a braccetto all’uscita della reggia, gli diede un gran pacca sulle spalle e lo esortò ad andare da sua moglie.

Appena Uria uscì dalla vista di Davide, tornò indietro e andò a dormire con i servi.

Appreso il fallimento del piano, il re passò la notte guardando il soffitto della camera da letto.

Al mattino, Davide disse a Uria di tornare al fronte e consegnare una lettera sigillata a Ioab, capo dell’esercito. Nella lettera era scritto:

“Ponete Uria in prima fila, dove più ferve la mischia; poi ritiratevi da lui perché resti colpito e muoia” (Sam 2, 11; 15).

Ioab ubbidì. Uria fu trafitto dagli arcieri nemici durante l’assedio israeliano alla città ammonita di Tebez. Quando giunse la notizia, Betsabea prese il lutto. Davide fu udito fischiettare in terrazza.

Appena il lutto fu concluso, Davide prese in moglie la vedova di Uria e il popolo salutò il bambino come figlio del re.

Nella vita vera Dio lascia i malfattori impuniti, tanto che molti di loro non solo conservano la salute, ma si arricchiscono e salgono la scala sociale fino alle vette. Può darsi che Dio voglia illuderli, per poi punirli dopo morti. Tuttavia nella Bibbia stranamente vige un regime diverso, dove di solito il colpevole sconta subito la pena. Per esempio i ragazzini che dileggiano il profeta Elia sono poi sbranati dagli orsi.

Fu così che Natan, il profeta di corte, chiese al re un colloquio a quattr’occhi. Ignaro del missile che stava dirigendosi su di lui, Davide acconsentì. Natan gli disse:

“Vi erano due uomini nella stessa città, uno ricco e l’altro povero. Il ricco aveva bestiame minuto e grosso in gran numero; ma il povero non aveva nulla, se non una sola pecorella piccina che egli aveva comprata e allevata; essa gli era cresciuta in casa insieme con i figli, mangiando il pane di lui, bevendo alla sua coppa e dormendo sul suo seno; era per lui come una figlia.

Un ospite di passaggio arrivò dall’uomo ricco e questi, risparmiando di prendere dal suo bestiame minuto e grosso, per preparare una vivanda al viaggiatore che era capitato da lui portò via la pecora di quell’uomo povero e ne preparò una vivanda per l’ospite venuto da lui” (Sam 2, 12; 1-4).

Davide si fece assorbire dalla storia. Quando Natan finì, il re era infervorato e disse:

“Per la vita del Signore, chi ha fatto questo merita la morte. Pagherà quattro volte il valore della pecora, per aver fatto un tal cosa e non avere avuto pietà” (12; 5-6).

Natan disse:

“Tu sei quell’uomo!” (12; 7).

Davide, che da quando era sposato con Betsabea aveva perso un poco di lucidità, fece il tipico sorriso di chi sta cercando di capire la barzelletta. Natan, con il tono esasperato di chi deve spiegare un’ovvietà, disse che come il ricco scellerato aveva rubato al povero la sua unica pecora, così Davide, cui Dio aveva donato lo scettro e un harem con dozzine di mogli, aveva rapito a Uria l’unica donna che avesse. Poi il profeta ripercorse i punti principali della faccenda della lettera a Ioab.

Davide a questo punto aveva capito. Ed era allarmato. Conosceva quel maledetto profeta.

Natan disse:

“Così dice il Signore: Ecco io sto per suscitare contro di te la sventura dalla tua stessa casa; prenderò le mogli sotto i tuoi occhi per darle a un tuo parente stretto, che si unirà a loro sotto la luce di questo sole; poiché tu l’hai fatto in segreto, ma io farò questo davanti a tutto Israele…” (12; 11-12).

Davide si irrigidì come se un serpente gli si fosse parato davanti. Il ghigno del profeta rivelava che non vedeva l’ora di assistere alla punizione. E allora Davide fece ciò che nelle circostanze disperate un uomo vero deve essere capace di fare: piangere. Pianse sconsolatamente. Si percosse il petto. Si gettò a terra e maledisse se stesso per ciò che aveva fatto al povero Uria. Natan ripetè molte volte che era troppo tardi per pentirsi, che il Signore non l’avrebbe perdonato, e ogni volta che lo ripeteva Davide tornava a gettarsi per terra.

Alla fine Natan inarcò le sopracciglia, sospirò gravemente, pronunciò altre accuse, insomma fece tutto il necessario per dimostrare che non stava cedendo facilmente, e disse che il Signore acconsentiva a tramutare la pena annunciata in quella della morte del bambino, evidentemente meno grave.

Il piccolo si ammalò all’istante. Dopo sette giorni era stecchito. Davide fu udito di nuovo fischiettare in terrazza.

In seguito Betsabea diede a Davide un altro figlio, Salomone, che costruì il Tempio e fu il re più grande della storia di Israele.

Una versione precedente di questo racconto uscì sul blog Universi Paralleli a firma di “Nicola Caminadella”. Nelle mie intenzioni faceva parte di una serie, Le più belle storie della Bibbia.


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