Davide Ronzino, l’argentiere di Dio
19 gennaio 2015 di Francesco Danieli
È piuttosto Davide Ronzino (Nardò, 1966), il suo titolare, che merita di essere posto in luce quale maestro argentiere di primo livello, formatosi sulla scia della migliore tradizione del Seicento e del Settecento napoletano, tanto come creatore, tanto come restauratore di numerosi tesori dell’argenteria – soprattutto sacra – presente in Terra d’Otranto. Sono dovute al suo bulino le tre grandi anfore in argento e cristallo, custodite nella Basilica Cattedrale di Nardò, contenenti gli Oli Santi, benedetti annualmente durante la Messa del Crisma e da cui le varie parrocchie della diocesi attingono l’olio dei catecumeni, il sacro crisma e quello degli infermi, per l’amministrazione dei sacramenti cristiani.
La pisside di Davide Ronzino per la Cattedrale di Nardò
I tre vasi sono esposti lungo la navata sinistra del Duomo, in un’antica nicchia nella parete, accanto al trittico affrescato raffigurante la Vergine col Bambino, San Nicola di Myra e la Maddalena orante. È lui l’autore del calice e della pisside argentei, decorati con motivi di gusto contemporaneo a tralci di vigna e spighe di grano, realizzati sempre per la Cattedrale di Nardò nel 2012 e impiegati per la prima volta durante la messa crismale di quell’anno. Sono dovuti alla mano di Ronzino anche il bacile e brocca argentei per la stessa Cattedrale, da usare durante il rito della lavanda dei piedi nel giovedì santo.
Pregevole è pure la croce pettorale argentea, contenente la reliquia dei precordi di San Filippo Neri, realizzata dal maestro per mons. Edoardo Aldo Cerrato, vescovo di Ivrea, in occasione della sua ordinazione episcopale in Santa Maria in Vallicella a Roma, l’8 settembre 2012. Lui stesso, nel gennaio 2011, aveva realizzato le cinque frecce argentee e la palma martiriale, sempre in argento, per la seicentesca statua lignea di san Sebastiano, restaurata e ricondotta solennemente nella Collegiata di Galatone.
È a lui che si devono le deliziose stelle in argento che adornano il manto della statua lignea della Vergine delle Grazie nella Matrice di Sannicola, riportata allo splendore originario. Ai numerosi altri lavori di creazione artigianale, troppi da menzionare uno per uno, si somma la notevole qualità negli interventi di restauro, ricostruzione, pulitura, lucidatura e indoratura mediante bagno galvanico di molte suppellettili liturgiche e vasi sacri provenienti dai tesori di varie chiese salentine: dalla Basilica Cattedrale di Nardò a quella di Gallipoli, dal Rosario di Copertino alla Grazia di Galatone, dal Carmine di Nardò al Carmine di Gallipoli. Ciò che è certo, il marchio assegnatogli ormai tanti anni fa dalla Camera di Commercio, “LE 64”, impresso con tocco deciso sulle sue creazioni, rimarrà alla storia come alla storia sono rimasti i punzoni dei grandi argentieri napoletani, di cui Davide Ronzino può dirsi l’ultimo grande erede nell’estremo lembo d’Italia.