Su Europa, rispondo allo scrittore Scurati sul caso Gori, sulla TV, sul Grande Fratello.
“La domanda che dobbiamo farci è se la tv sia uno strumento culturale con cui “educare” una popolazione o piuttosto non sia un’industria come tante altre, che produce programmi, fa audience e sulla base di questo ultimo dato, venda spazi pubblicitari per pubblicizzare prodotti di altre industrie. In generale, mi rifiuto di pensare al popolo italiano come qualcuno da educare o diseducare. Mi ostino nel riconoscere a tutti uguale dignità. So bene, o meglio presuppongo presuntuosamente, che non tutti abbiamo la stessa capacità di discernere, ma non potrei mai pensare di essere migliore degli altri e quindi di imputarmi una specie di superiorità intellettuale. Per questo la democrazia è più complicata e minacciosa. Per questo in ogni dittatura si censura il dissenso, si chiudono giornali, si racconta un’unica verità: non si consente la libertà del telecomando o della lettura.”