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Non nel senso di cibo che ingerito ti dona sollievo, gioia o... conforto. Anche, ovviamente. Perchè la panna cotta è dannatamente buona, e sfido chiunque a dire il contrario :)
Ma oggi, mentre preparavo il fudge (un fudge che meriterebbe una storia a sè per quanto è buono, per quanto è perfetto, per quanto mi ha ustionata parte del labbro superiore mentre lo assaggiavo... :P) e osservavo affascinata lo zucchero che si caramellava ho pensato che in fondo il cibo - ancora una volta - è metafora dell'essere. A me il caramello non era mai riuscito bene prima d'ora un pò perchè non avevo letto a fondo le ricette (ops!), e un pò perchè non mi fidavo. Mescolavo appena vedevo formarsi i cristalli e mi dicevo: ma come mai non mi riesce? E la risposta era semplice: conoscenza, tempo e fiducia.
E ho pensato a quanto il semplice caramello sia un pò la metafora di quello che potrebbe essere la vita: se ci credi profondamente, da quello che sembra un disastro (lo zucchero che sta per bruciare), uscirà qualcosa che ha in sè una perfezione particolare perchè nasce dal superamento di una crisi, perchè si origina oltre un punto che definiresti di non ritorno.
Ecco perchè questa pannacotta, oggi, mi conforta. Perchè forse da quello che potrebbe sembrare un punto di non ritorno, invece, si scopre una svolta. Inattesa e bellissima :)
Ma bando alla ciance! Ecco la ricetta, della beneamata Cavoletto.
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