Pur essendo sul campo da vent’anni, ormai, Zombie Studios non è di certo uno studio che ha scalato la vetta e si è imposto al grande pubblico come altre ben note software house.
Mossi da quella passione che solo in questi ultimi anni, critica e pubblico, definiscono “indipendente” e spinti più dal desiderio di sperimentare piuttosto che offrire sempre la solita minestra riscaldata, eccoli pubblicare Daylight, per Pc Windows e PlayStation 4. Ispirandosi, neanche senza nasconderlo troppo, ai successi tipo Slender, questo pugno di sviluppatori è il primo ad aver mostrato un videogioco forgiato sul nuovo Unreal Engine, arrivato alla quarta generazione.
ALLA SCOPERTA DI UN OSPEDALE INSOLITO
Daylight ci chiama a guidare una certa Sarah, tramite visuale in prima persona. Di lei sentiamo la voce e ne vediamo le mani, possiamo farla camminare, correre, interagire con pochi punti prestabiliti. Con sé ha soltanto uno smartphone, che utilizza come torcia e come mappa/Gps per orientarsi nel dedalo di corridoi e stanze ordito per noi.
Lo scopo è collezionare appunti e memorie, che sono disseminati lungo tutto il gioco. Subito viene rivelato che Sarah ha doti soprannaturali: può vedere cose che una persona normale non potrebbe. Alcune sono innocue ma altre sono parecchio nocive. Collezionare quello che Daylight riassume in “reminiscenze” porta allo sblocco della situazione: possiamo ottenere una chiave che serve ad aprire una porta altrimenti impossibile da varcare, che ci permette di andare avanti nel gioco e nella storia.
In certi punti della struttura si possono trovare riserve infinite di candelotti luminosi, simili a bengala ma che offrono una luce più tenue. Alcuni autentici bengala si trovano, questi sono i classici candelotti di luce rossa che illuminano le buie stanze ed i corridoio in maniera diversa dai primi. I bengala si rivelano molto utili soprattutto nel mettere in fuga i fantasmi che Sarah attrae quando trova così tante reminiscenze da farli infuriare.
BREVE MA INTENSO E BEN STUDIATO
Daylight è tutto qui. Si esplora l’ambiente, che è creato proceduralmente e quindi ogni partita è diversa dalle altre, si collezionano le memorie dell’ospedale, si ottiene la chiave e si va avanti. Descritto in questo modo potrebbe essere un gioco estremamente piatto e noioso, ma non lo è affatto: Daylight è, prima di ogni altra cosa, una storia da scoprire senza fretta, lasciandosi assorbire totalmente dall’atmosfera inquietante che è stata concepita per noi giocatori.
L’ospedale spettrale in cui è ambientato il tutto è prodigo di dettagli, effetti sonori studiati a tavolino ed eventi scriptati ci garantiscono un tasso di tensione sempre sopra il livello di guardia. La voce di Sarah, il suo respiro e il gioco di luci ed ombre garantito dal motore grafico di nuova generazione porta il livello di coinvolgimento oltre la soglia. Tutto è realizzato a regola d’arte e il salto sulla sedia è certamente assicurato, ma c’è qualcosa che non convince i palati più esigenti.
Daylight offre poco in termini di libertà. Possiamo toccare poco, osservare solo quello che ci è concesso, raccogliere due tipologie di candelotti luminosi, raccogliere una chiave, aprire una porta e arrampicarsi su qualche cassa “autorizzata” in sede di sviluppo. Di fronte alla concorrenza, insomma, perde il confronto della “completezza”, assumendo più la connotazione di una dimostrazione di quanto bello possa essere un gioco studiato fin nei minimi particolari.
Non abbiamo riscontrato difetti di programmazione degni di nota: lo stile visivo del gioco, di fatto, conta tre variabili cromatiche (normale ombrosa, con illuminazione verde e illuminazione rossastra), pertanto se ci fossero magagne tecniche sono ben nascoste tra le ombre, letteralmente. Anche sul piano di gioco, non siamo incappati in grossi difetti di programmazione che ci hanno impedito di andare avanti o hanno rotto la magia del coinvolgimento e dell’immedesimazione, quindi premiamo con un bel “pollice in su” la pulizia di codice, merce rarissima in questi anni.
CONCLUSIONI
Daylight è uno di quegli esperimenti che può convincervi completamente oppure lasciarvi indifferenti. Se abituati a ritmi forsennati, armi in pugno, quick time events e tutti i luoghi comuni che la fanno da padroni da quasi dieci anni, riterrete Daylight un gioco da sconsigliare. Se siete alla ricerca di qualcosa di nuovo, atipico, volutamente strano e un po’ cervellotico, ricco d’atmosfera, con il salto sulla sedia sempre in agguato, allora Daylight sarà un gioco da incensare. Mediocre per tanti, eccellente per pochi, noi lo giudichiamo per pochi palati fini e – soprattutto – maturi. Daylight è un gioco con una storia da raccontare, tutto qui. Dobbiamo solo “sfogliarne” i contenuti e farci trasportare e spaventare.
Pregi: Graficamente ben studiato. Gestione dell’illuminazione convincente. Scariche di adrenalina e salti sulla sedia garantiti.
Difetti: Molto lineare. Molti non gradiranno l’assenza di armi. Molti non apprezzeranno l’esperienza breve. Poche azioni da poter compiere a dispetto delle tante che potrebbero farsi.
Voto: 6,5/10