Aveva cominciato Silvio Berlusconi attaccando film come La Piovra o Gomorra di Roberto Saviano perché fanno una cattiva promozione dell'Italia all'estero: insomma sarebbe bastato che al posto de La Piovra si trasmettesse un film sulla musica napoletana e Saviano si dedicasse a libri per bambini affinché The Telegraph e The New York Times non dedicassero (solo ultimi in ordine di tempo) due articoli alla 'ndrangheta calabrese.
Sulla stessa linea il "cattolicissimo" Carlo Giovanardi che - a Tempi - in merito al ddl anticorruzione afferma "Il governo sta facendo del suo meglio per allontanare tutti coloro che vorrebbero investire in Italia, alimentando l'immagine - falsa - di un paese di ladri e corrotti".
Sicuramente l'Italia non è un paese di ladri o corrotti ma - ci piaccia o no - risulta al sessantunesimo posto nella classifica di Indice di trasparenza internazionale assieme al Ghana e ben dietro a nazioni come Cuba o Rwanda (che di certo non sono paesi ea cui ispirarsi).
Si può concordare o meno con la posizione riservata all'Italia in questa classifica ma purtroppo l'immagine è questa ed un politico - come qualsiasi cittadino - non cerca scuse ma cerca di capire per quale motivo l'Italia sia vicina al Ghana e non assieme a nazioni come la Danimarca, la Finlandia o la Nuova Zelanda che occupano i primi posti di questa classifica. Ovviamente dopo aver capito quali sono i motivi di questa posizione un politico cerca di prendere i dovuti provvedimenti.
Difficile inoltre che l'Italia non venga vista (anche e soprattutto all'estero) se pensiamo che l'attuale classe politica è nata dalle ceneri di quel sistema di partiti (Partito socialista e Democrazia cristiana in primis) spazzato via (ma non degnamente sostituito) proprio da un'inchiesta giudiziaria (Mani Pulite) che metteva in luce gli intrecci di corruzione esistenti tra politica e mondo degli affari.
Se pensiamo che nel nostro Parlamento siedono eletti indagati (o anche condannati in via definitiva) per reati vari forse dobbiamo anche considerarci soddisfatti della posizione che l'Italia occupa.
L'immagine dell'Italia danneggiata? Questo è certo ma se persino in Irlanda si scrive di Comunione e Liberazione, dell'influenza della 'ndrangheta nella politica lombarda, dell'igienista dentale (eletta nel listino) Nicole Minetti (la stessa che ha dichiarato che non tutti devono essere preparati per fare politica e ci ha tenuto a far sapere che deve fare sesso almeno una volta al giorno), del San Raffaele, delle indagini su Formigoni, allora forse è il caso di domandarsi come mai all'estero abbiano sempre così tanto da scrivere sull'Italia. Forse perché all'estero - a differenza che in Italia - per corruzione o evasione fiscale si finisce in galera?
Inutile prendersela se all'estero l'Italia dell'immagine è rovinata. Siamo solamente noi i responsabili avendo offerto gli scandali sessuali del bunga bunga, un Paese schiavo della corruzione e della criminalità, un Paese schiavo della Chiesa cattolica a cui il Governo non riesce a far pagare neanche l'Imu. Siamo il Paese del G8 di Genova e del massacro della scuola Diaz, il Paese dei Fiorito e di Lusi.
Giovanardi magari ci potrebbe dire - essendo presente in Parlamento da più di venti anni - cosa ha fatto per "migliorare l'immagine dell'Italia all'estero" oltre che dare il proprio nome alla criticatissima legge Fini-Giovanardi sul consumo di droga e polemizzare contro una pubblicità gay-friendly della svedese Ikea. Se Giovanardi ha tanto a cuore - come dice - che gli investitori stranieri vengano nel nostro Paese (ma ha mai sentito parlare di estremo oriente?) si preoccupi della lotta alla corruzione, della pressione fiscale, della rete d'infrastrutture, della presenza della criminalità, dello snellimento burocratico: gli investitori stranieri non si fermano di certo ai titoli dei quotidiani nazionali per decidere se è il caso di investire in Italia.
Per quanto riguarda l'immagine dell'Italia all'estero, Giovanardi dovrebbe sapere che, come disse Humphrey Bogart, in L'Ultima Minaccia "È la stampa, bellezza. La stampa! E tu non ci puoi fare niente. Niente".