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Farmageddon: Fallimento del mercato e fallimento dell’etica – II

Creato il 29 giugno 2015 da Sviluppofelice @sviluppofelice

larticolo  29 giugno 2015 di ANNA PELLANDA

SECONDA PARTE: Il fallimento dellEtica

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   Alla fine della seconda guerra mondiale in USA le “fabbriche di munizioni… furono convertite in fabbriche di fertilizzanti artificiali” (p.12) e nel 1947 la Gran Bretagna approvò l’Agricolture Act che annunciava fondi e sostegni governativi per i nuovi metodi di produzione di massa consistenti in fertilizzanti chimici per la terra e antibiotici per l’ingrasso e le infezioni degli animali. Il Farm Bill del 1933 continua tutt’oggi a sovvenzionare in USA il mais (dato agli animali invece di erba e foraggio dei campi); la stessa Pac (varata nel 1962) in Europa sovvenziona gli allevamenti “conformi alla normativa” (p.14 e p.368). “Eserciti di consulenti esperti di finanziamenti governativi” invitano ovunque nel mondo ad adottare questi sistemi rivoluzionari per produrre carne economica; ma essi non funzionano in  tutte le realtà “locali” e in India 200.000 coltivatori si sono suicidati dal 1996 (p.24); ma i disastri non mancano neanche in USA (p.50 e p. 307).

   Rachael  Carson nel suo libro del 1962, Primavera silenziosa, e Peter Roberts fondando il CIWF nel 1967 hanno cercato di denunciare e fermare lo scandalo dell’uso massiccio della chimica in agricoltura e della “crudeltà istituzionalizzata contro gli animali” (p.10) ma a tutt’oggi essi avvengono. Anzi la Cina, che già oggi produce carne di maiale allevando un milione di suini l’anno, programma di arrivare a produrne nove milioni entro il 2017 con la tecnologia occidentale “forse attraverso l’intervento della Banca Mondiale e dell’ONU” (p.354) e certamente mediante dieci milioni di dollari (già ricevuti nel 2010) dall’International Finance Corporation (p.355). Le multinazionali e gli speculatori terrieri concorrono a questa organizzazione come sanno bene a Rosario in Argentina, ma anche in Ghana, Madagascar, Mali e Sudan (cfr. cap. XI).

   Gli scienziati apportano il loro contributo a questo sistema clonando animali da allevamento: sull’ esempio scozzese del 1996 della pecora Dolly è nato nel 2010, nell’Università A&M in Texas, Bruce che resiste alle malattie (pp.334-336) e stanno nascendo, ad opera dell’agenzia americana ViaGen, polli senza piume per occupare meno spazio (pp.340-341). In  realtà tutti questi animali “programmati per soffrire” sono creati per produrre di più.

   La grande distribuzione con la McDonald’s in testa, malgrado le varie cause intentatale (pp.200-203), ma per fortuna non le italiane Coop, Barilla e Ikea Food e neanche la Starbucks, Sains-bury’s e Uniliver (pp.370-371), provvede a comperare carne proveniente dagli allevamenti intensivi provocando obesità, tumori al colon e seno e malattie cardiovascolari (pp.201204). Le multinazionali della ristorazione si avvalgono della pubblicità, come fa MacDonald’s (p.203), per far credere che quello che servono è buon cibo a consumatori che spesso “preferiscono non sapere” (p.371).

   E proprio sui consumatori ignari o manipolati fa leva la ricetta di Lymbery per uscire da questo circolo di follia produttiva e consumistica incitandoli a richiedere etichette veritiere sulla provenienza del cibo che acquistano, a rivolgersi a produttori locali di prodotti biologici, a non sprecare gli avanzi bensì a riciclarli per gli animali da cortile (cpp.18 e 19). Questa impostazione dell’A. è comprensibile se si pensa che l’Inghilterra è stato il primo paese europeo a dotarsi di Unioni consumatori. Secondo chi commenta, questo certamente serve ma non esaurisce la questione perché il male non è solo economico ma etico. Non basta infatti che il consumatore passi da acquisti di prodotti  provenienti da allevamenti intensivi a spese di tipo biologico. Il problema è più profondo e investe il rapporto tra uomini e animali tutt’oggi dominato dal diritto che i primi si arrogano di “usare” i secondi a propri fini produttivi, consumistici, scientifici, sportivi, ecc. E’ l’antico antropocentrismo duro a morire cui le religioni monoteiste e alcuni grandi pensatori offrono blasonato scudo. Ma la soluzione c’è e va trovata in quell’ “incivilimento” di cui parlava Romagnosi, ovvero nell’approfondimento della conoscenza e della coscienza che solo può portare l’uomo a convivere economicamente ed eticamente con tutte le componenti dell’universo.


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