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Ddl Cirinnà, in esame il testo sulle unioni civili al Senato. Accordo per ridurre emendamenti

Creato il 03 febbraio 2016 da Stivalepensante @StivalePensante

In Aula al Senato prosegue l’esame del ddl Cirinnà sulla regolamentazione delle unioni civili. ”C’è la volontà a contenere il numero di voti segreti, garantendo un dibattito nel merito del provvedimento e degli emendamenti”, afferma il presidente dei senatori Pd Luigi Zanda al termine della riunione dei capigruppo sul ddl unioni civili.

(Foto ANSA/ALESSANDRO DI MEO)

(Foto ANSA/ALESSANDRO DI MEO)

Ddl Cirinnà, in esame il testo sulle unioni civili al Senato. La volontà di “contingentare” il numero di scrutini segreti è stata confermata, dopo la riunione, anche dal capogruppo leghista Gian Marco Centinaio. ”Siamo tutti compatti a favore del ddl Cirinnà” ma “sia ben chiaro che impoverito non lo votiamo”. E’ l’avviso del senatore M5S Alberto Airola al Pd in merito al voto al Senato del provvedimento sulle unioni civili. ”Zanda fa pressioni su di noi – aggiunge – evidentemente hanno grossi problemi al loro interno”. “Non si può scendere oltre un minimo livello di garanzie dei diritti – conclude – tra di noi del M5S abbiamo chiarito le questioni e non ci sono sorprese. E si capisce dal fatto che non abbiamo emendato il testo”.

Il parere del ministro degli Interni, Angelino Alfano. Se Pd e M5S voteranno insieme il provvedimento sulle unioni civili “sarà un fatto grave, negativo e traumatico. Se Renzi se lo risparmia fa il bene dell’Italia”: così il ministro dell’Interno, Angelino Alfano, al programma ‘L’aria che tira’ su La7, sottolineando che “noi non minacciamo crisi, non credo sarebbe una mossa intelligente. Quando ci sono argomenti che investono la coscienza il Governo farebbe un errore ad intervenire”.

“Asse Pd-M5S regge su pregiudiziali, battaglia adozioni”. Nel primo giorno di discussione in Aula regge, sulle unioni civili, l’asse Pd-M5S-Sel sulle pregiudiziali di costituzionalità al ddl: tutte respinte, in un’unica votazione, da una maggioranza molto simile a quella che sostenne il provvedimento in commissione. Il voto contrario alle pregiudiziali, che vede un Pd compatto, non nasconde tuttavia lo scontro ancora apertissimo sullo snodo chiave della stepchild adoption con Ap che, per voce del suo leader Angelino Alfano, chiede uno stralcio nel nome della ‘tutela’ della maggioranza di governo e “del Paese” incassando, tuttavia, la freddezza del Pd. Anzi, in pochi minuti si produce un botta e risposta a distanza tra il ministro dell’Interno e il Guardasigilli Andrea Orlando. Con il primo che, al Tg1, chiede di “togliere di mezzo le adozioni” ed esorta il Pd a “riflettere bene” sulla sua proposta. E con il secondo che, al termine del dibattito in Aula a Palazzo Madama, osserva come, sulle unioni civili e sul punto delle adozioni, “il tema non è tenere unito il governo ma dare un riconoscimento omogeneo ad alcuni diritti”. E, soprattutto, si tratta di un tema sul quale “il Parlamento ha sempre rivendicato una libertà di coscienza ed anche una libertà rispetto a geometrie politiche”, ricorda Orlando. Il botta e risposta rispecchia il confronto-scontro che, da qui alla settimana prossima, infiammerà la maggioranza di governo e il Pd sulla stepchild.

Lo scontro all’interno del Pd. Perché se il capogruppo Dem al Senato Luigi Zanda considera la proposta di Alfano “un sensibile passo avanti” sottolineando come sulle adozioni “occorra avere prudenza” ma, al tempo stesso, “seguire le indicazioni” di Consulta e Corti europee, dalla maggioranza dei senatori Dem traspare la volontà ad andare avanti sugli emendamenti Lumia, che non prevedono alcuna limitazione alla stepchild. Certo, nessuno esclude il rischio di un ‘affondamento’ a voto segreto dell’art.5 del ddl e nessuno scommette sulla compattezza del M5S ma uno stralcio dell’art.5, al di là del merito, è considerato “tardivo”.  E non convincono, anche da un punto di vista giuridico, le proposte di mediazione – come quella sul biennio di pre-affido – avanzate dai ‘pontieri’ Dem per tenere unito il partito e ‘catturare’ una parte dei centristi. La stepchild, infatti, oltre alla maggioranza continua a dividere il Pd. Non sono passati inosservati, oggi, i primi interventi del senatori pro-affido in Aula, tutti di tenore ben diverso dalle parole con cui Monica Cirinnà, ‘aprendo’ la discussione, ha affermato che il testo, “nella sua quarta versione, è già una sintesi moderata”, definendo “spaventosi fantasmi” i dubbi sull’apertura, nel ddl, alla maternità surrogata. Se si è contrari, si voti l’emendamento che prevede che la gestazione per altri sia reato anche all’estero, “basta ipocrisie”, è la replica del Cattodem Stefano Lepri.

La mediazione, insomma, è lontana e nel Pd non si nascondono “le insidie” legate ai voti segreti. Insidie direttamente proporzionali al numero di scrutini segreti che il presidente Pietro Grasso ammetterà. Anche per questo frena il ‘patto’ Lega-Pd sul ritiro degli emendamenti, con il Carroccio che annuncia di mantenere 500 emendamenti su 5000 in cambio del ritiro del ‘canguro’ Marcucci-Cantini ma con il Pd che vuole prima verificare quali sono gli emendamenti che la Lega terrà e se, tra questi, ci sia un ‘contro-canguro’. E il risultato è che oggi nessuna delle due parti ha formalizzato il ‘disarmo’. Di certo, il Pd conta di ‘catturare’ nel segreto dell’urna anche qualche esponente di Ap (che oggi riunisce i gruppi per un punto sulla linea da tenere sul ddl) e di FI oltre al sostegno di parte di Ala e di una parte del Misto. Ma i 30 ‘no’ dei Cattodem per ora restano così come il timore che, sul bivio affido/stepchild, il ddl si giochi tanto del proprio futuro. Intanto, si continua a trattare sottotraccia per trovare un punto di caduta in qualche modo condivisibile. E anche per questo motivo in Aula il livello del dibattito oggi non ha avuto particolari impennate. (ANSA)


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