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De-celebrare/de-cerebrare

Da Salvinsa
DE-CELEBRARE/DE-CEREBRARE
Ecosì, di celebrazione in decebrazione, diorganismo in cui il cervello sia funzionalmente inattivo, come sefosse stato asportato, perché gravemente leso da processipatologici, o per interruzione delle vie efferenti. Ripassarmi(addosso). Lasciar passare il presente, conservare il passato. Qualeche esso (non) possa essere al momento mai possibile delricordarsene. L'unicoaffronto (im)possibile, la sola fonte di differenza per saltare losteccato delle leggi del mercato e dell'utile è ancora il Nonservire. Il rendersi (senza arrendersi perciò) risolutamentein-civile. Trovando parentele non molto ancora esplorate tra chi dianni passati dalla morte si supponga ne abbia cumulati 20 e chiancora seguendo la ripartizione temporale da noi in voga esattamentela metà. Tra Cage e Bene c'è - si diceva or ora – un contiguo nonandare da nessuna parte, entrambi avvolti nel gioco impossibile dellaNoluntas.Mai servi d'una struttura d'un copione d'un padrone, d'uno di queifini che oggi vanno per la maggiore. Tuttoil resto è il patto scellerato del pareggio di bilancio, delsacrificio estremo incieca vista della conservazione in stato prolungato di schiavitù,  dell'azzeccato recente macciocapatondianosuperamento della morte per merito dell'erario. Versare i contributianche dall'aldilà. (contribuire, senza che venga chiesto il permesso– non si tratta qui di non volerlo - al business commemoratorio).Nelcampo (di concentramento) dell'arte più che altrove, qui dove si èpieni di giudici, carichi di progetti ai quali render conto,spettatori con i quali patteggiare la pena di salire sul palco,giustificare le spese, pretendere che vengano perché non sanno quelche fanno. Ilpareggio del dare e ricevere, del trovare un senso (di marcio), delrendersi utile al pro-regresso di questa ammalata società. Nonaccettare ancora queste pretese del degenere che segue: Io son quiseduto e devo quanto meno divertirmi o almeno sentirmi cittadino nelpieno del mio ruminare confuso un'appartenenza civile. Tornare acercare d'essere uomini piuttosto, aldilà della sostenibilità o nonsostenibilità delle risorse ancora sfruttabili.Poise m'incanto più nell'osservare il neon verde dell'uscita disicurezza piuttosto che il centro prospettico dell'evento vuol direche la magia si è persa con la sparizione del buio. Oratutti sappiamo quando dura, da dove si entra, da dove si esce. Edevidentemente sappiamo quanto costa (esserci) dove ci spingono adandare. Quegliattori di Rebibbia son bravi, sì. Ma loro hanno davvero forse tuttoil tempo che ci vuole. Non devono pagar l'affitto, non devono pagarle tasse, non devono far la spesa né cucinare. Non possono scopare.È in gabbia allora forse la condizione ideale del teatrante? Benconcentrati, senza campo ma con tutta la profondità possibile.Prenderein appalto un'idea, farsela propria fino a conclusione lavori, allafine della notte. Poi cercare di peggio. (R)ingraziamentiai defunti per esserci stati (mai abbastanza) al gioco del mondo.Risarcimenti deteriori alla faccia di qualunque rispetto del lorospirito sovversivo. Vivisezionatevil'anima se ci riuscite, e non fatelo per trovar quel che vi manca. 

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