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DE DIVINATIONE - di Marco Tullio Cicerone

Creato il 19 febbraio 2013 da Ilibri

DE DIVINATIONE - di Marco Tullio Cicerone DE DIVINATIONE - di Marco Tullio Cicerone

Titolo: Della divinazione
Autore: Marco Tullio Cicerone
Editore: Garzanti

Seconda opera di una trilogia di argomento religioso, il De Divinatione è un dialogo tra lo stesso Cicerone e il fratello Quinto sul tema della divinazione, intesa come superstizione.

 

Scritto prima e dopo l’assassinio di Cesare, il saggio ha come obiettivo (insieme a molte altre opere di carattere speculativo) l’istruzione della nuova classe dirigente: questo diventa ancora più evidente nel proemio del secondo libro, composto ormai dopo il tirannicidio.
L’autore, convocato di nuovo a provvedere alla Repubblica, propone un modello indirizzato soprattutto ai giovani che saranno alla guida del nuovo Stato. Le speranze del politico, retore e filosofo, sono grandi: poter restaurare le libertà della Repubblica e considerare l’esperienza di Cesare una mera parentesi. Sappiamo, però, che la Storia non prese questa direzione.

 

Quinto, portavoce della dottrina Stoica, afferma l’importanza della divinazione, ricorrendo a numerosissimi esempi (tratti dalla storia latina e non) e sostenendone la legittimità in virtù dell’autorevolezza delle fonti che la confermano e della continua osservazione di determinati fenomeni che, secondo gli stoici, permettono di equiparare la divinazione a qualsiasi altra autorevole tecnica.
Se lo stoicismo si adatta facilmente alla tradizione politico-religiosa romana, il probabilismo neoaccademico, ideato proprio da Cicerone, è lo strumento di un’indagine il cui fine è quello di scardinare una serie di credenze che non farebbero altro che danneggiare la nuova classe dirigente. Attraverso le tematiche di Carneade (ricorrendo anche allo stoico Panezio) l’autore confuterà ogni forma di divinazione, sia quella artificiale, nella quale nemmeno Quinto crede, sia quella naturale, ritenuta invece fonte di profezie veritiere.
L’obiettivo non è quello di indurre l’ateismo in un intero corpo sociale: l’autore sostiene, sia all’inizio che alla fine dell’opera, la liceità della religione. Questa tuttavia deve essere epurata dalla superstizione, che inganna gli ingenui.

Un’opera indubbiamente importante, non solo per il periodo storico e culturale che rappresenta, ma anche in quanto fonte essenziale per conoscere l’arte divinatoria degli antichi.


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