DE LA VIOLENZA
di Giovanna Gentilini
Qualche giorno fa mi sono recata all’ambulatorio della chirurgia del piede della mia città per un problema al piede sinistro.
Ho fatto presente che da qualche tempo anche il ginocchio sinistro era dolorante. Gentilmente, il medico che mi stava visitando mi ha fatto notare che quella parte del mio corpo non era di sua competenza e che avrei dovuto rivolgermi al mio medico curante affinchè mi facesse una richiesta per una visita presso l’ambulatorio specializzato.
La risposta non mi ha sorpreso e mi ha riportato alla memoria un articolo sulla produzione delle armi nelle fabbriche belliche, durante l’ultimo conflitto, e che documentava una realtà ancor oggi attuale: l’arma, sia essa fucile, granata o altro non viene prodotta integralmente nella stessa fabbrica ma in fabbriche diverse che producono un solo componente anche piccolissimo dell’arma che verrà poi assemblata.
Si potrebbe pensare che questa organizzazione della produzione corrisponda ad esigenze di competenze diversificate e anche a una maggiore produttività; certamente è anche così , ma non solo; c’è un fine non dichiarato e decisamente non secondario che è quello della de-responsabilizzazione degli uomini e delle donne che le producono nei confronti dell’uso che ne viene fatto e degli effetti che tale uso può produrre sul corpo umano. Le moderne mine antiuomo di plastica, ad esempio, impossibili da individuare dai metal detector,frutto della ricerca italiana, vengono costruite in questo modo.
Gli esempi che ho portato riguardano due campi diversi dell’operare umano: uno economico industriale, l’altro la cura del corpo, medico per l’appunto: il medico e l’operaio hanno tra le mani un corpo, l’operaio il corpo dell’arma, il medico il corpo di un uomo, di una donna o di un bambino. Il loro compito nello specifico lavoro che stanno compiendo, riguarda quel pezzo di corpo o quella parte di componente dell’arma e non l’intero. Così la loro responsabilità. Ma entrambi hanno lo stesso oggetto di attenzione: il corpo dell’essere umano, la medicina con lo scopo di salvaguardarne la salute e mantenerlo in vita,l’industria delle armi quello di ferirlo, renderlo invalido, con l’obiettivo primario di ucciderlo. Entrambe le operazioni oltre ad avere in comune l’obiettivo finale,l’essere umano, o meglio il suo corpo, hanno anche in comune il metodo di lavoro: suddividono l’unità nelle parti che la compongono e lavorano esclusivamente su una di esse.
Che cosa abbia a che fare la produzioni di armi con la violenza individuale, e la violenza collettiva, cioè la guerra, è evidente, ma che cosa abbia a che fare la cura del corpo con la violenza non lo è altrettanto.
Il legame tra la violenza e la cura del corpo sta nel metodo.
Per esprimere il mio pensiero in merito, faccio un passo indietro citando Cartesio. Il “ cogito ergo sum” di Cartesio indica chiaramente l’immagine che l’uomo ha di se stesso che lo identifica rispetto agli altri esseri viventi e non: Il pensiero, l’attività cognitiva della mente rivolta verso se stesso e a tutta la realtà visibile e invisibile. In questo enunciato c’è il principio fondativo del sistema di pensiero con cui l’uomo ha cercato di dare ordine al mondo per poterlo conoscere e poter definire il suo posto in esso: il logos. E’ dal logos che il pensiero filosofico e il pensiero religioso muovono; “In principio era il Verbo” Giovanni 1,1, così recita il Vangelo E’ nominando l’universo e tutte le altre cose che Dio crea il mondo; il logos, il verbo è il luogo in cui ha origine tutto. Qui si sancisce la separazione gerarchica tra spirito e materia, mente e corpo, ragione e passione che le religioni monoteiste, il Cristianesimo e l’Islam, hanno assunto a loro fondamento accogliendo la logica dicotomica sacro e profano di origine semitica. La frattura tra corpo e mente, materia e spirito, ragione e passione ha contribuito a creare e a normare e a organizzare la società religiosa e civile in occidente e in oriente ponendo al centro un modello culturale dominante, che si identifica con l’uomo/maschio/razionale,in rapporto al quale si definiscono le differenze di sesso, di razza, di cultura…
Separando la mente dal corpo l’uomo ha separato ciò che nella realtà naturale è unito e costituisce quello che chiamiamo “essere umano”. Alla ragione, considerata superiore, spetta la guida e il controllo del corpo, sede dei sensi, delle emozioni, dei sentimenti e delle passioni che possono condurci in errore nel raggiungimento della verità, e, inducendoci a fare il male, essere di ostacolo all’evoluzione dello spirito. Questa visione del mondo è pura finzione della mente e ha dato origine all’ordine simbolico patriarcale che governa il mondo. Ma l’essere umano è unità di mente e corpo, e tutto ciò che il corpo sperimenta, agendo o subendo, riguarda l’essere nella sua completezza. Le scienze moderne che operano sul corpo allo scopo di studiarlo, curane le patologie, ritardarne l’invecchiamento, inseguendo un metodo sempre più specialistico, sono la conseguenza esasperata di una mentalità che separa e divide,e mentre da attenzione a una parte, può incorrere nell’errore di non tener presente il tutto. Questo è il limite in cui può incorrere la ricerca scientifica e la sua applicazione in ogni campo, della fisica, della matematica, della biologia, tra cui quello militare e quello medico, e ne è esempio l’episodio di cui ho parlato all’inizio. Interventi di chirurgia estetica non necessari per riparare esiti di traumi o malattie, la sostituzione di organi, la mercificazione di una parte del corpo in cambio di denaro, il sesso a pagamento, indotto con la violenza o per scelta, testimoniano come il corpo sia considerato alla pari di un oggetto, altro dal soggetto, altro da sé. Il corpo è del soggetto che ne rivendica il possesso e l’autorità di usarlo liberamente. Anche il linguaggio conferma questa separazione tra l’Io e il Sé:l’espressione io ho un corpo, il mio corpo, indica possesso; ritengo che sarebbe più giusto dire: io sono il mio corpo.
Pertanto al “Penso dunque sono” sarebbe più realistico sostituire “Sento dunque sono”?
Violenza di genere, razzismo e devastazione delle risorse naturali.
Non molto tempo fa, le donne e i bambini, e il loro corpi erano considerati proprietà del padre o del marito, alla pari delle terra o di altri beni, (nei dieci comandamenti il nono recita” non desiderare la donna d’altri” e il decimo” non desiderare la roba d’altri”). Nei testi sacri sta scritta la ragione per la quale Dio cacciò Adamo ed Eva dal Paradiso Terrestre: Eva non seppe resistere alla tentazione del Serpente mangiando ed inducendo Adamo a mangiare il frutto dell’albero del bene e del male. Da quel lontanissimo giorni i Padri considerarono il corpo della donna luogo di contaminazione e perdizione e la sessualità un peccato, il peccato originale, e il sesso una cosa sporca di cui non si parla e che si può esercitare solo in funzione della procreazione. Sia la metafisica che le religioni monoteiste teorizzano il loro sistema di pensiero dalla stessa premessa: l’inferiorità della materia rispetto allo spirito, del corpo rispetto alla mente. Il corpo delle donne è più inferiore di quello dell’uomo perché ha indotto alla Disubbidienza,e,pertanto,deve e può essere controllato nelle sue pulsioni, punito, posseduto, mercificato, violentato e ucciso. Regole millenarie orali e scritte, che hanno regolato il ruolo delle donne nella famiglia e nella società patriarcali e le relazioni tra uomini e donne, hanno considerato la virginità una virtù, la fedeltà al marito un obbligo e la sua trasgressione punibile anche con l’uccisione (in Italia fino a pochi anni fa l’uccisione di una donna da parte del padre, del marito e del fratello per motivi d’onore non era perseguibile penalmente; in molti paesi, ancor oggi, le adultere vengono lapidate), e crimini come la violenza e lo stupro spesso tollerati se non addirittura impuniti; stupri collettivi delle donne operati dai soldati durante le operazioni belliche sono considerati armi di guerra e programmati a tavolino. Il corpo è stato la prima alterità che l’uomo ha posto davanti a sé, dissociandosi da se stesso, vivendolo come inferiore alla mente, ex/traneo, cioè che sta fuori, fuori dal Sé/io razionale, e in quanto profano, anche fuori dal tempio. E stanno fuori dal tempio e dal governo della città tutti coloro che sono considerati inferiori al modello dominante, per sesso,razza, cultura, colore della pelle…..Le donne, gli ebrei, i neri, i gay, le lesbiche, gli extracomunitari ancor più se migranti clandestini o rifugiati…….. Oggi nel mondo nonostante in molti paesi la legge affermi che tutti gli uomini sono uguali senza distinzione di sesso, razza, cultura e religione, il cammino da percorrere per l’attuazione di questi diritti è ancora molto lungo. Riferendoci alla situazione odierna, in cui masse enormi di popolazione emigrano da paesi come l’Africa verso altri paesi tra cui l’Europa per sfuggire alla violenza, alla fame e alla guerra, un’istituzione internazionale come la Comunità Europea non è all’altezza dello Statuto che si è data che prevede la libera circolazione delle merci e delle persone, e all’accoglienza fa prevalere il rifiuto , alla solidarietà gli interessi economici e politici dei singoli paesi. Popoli con culture diverse dalla cultura patriarcale dominante, considerati inferiori sono stati colonizzati con le armi allo scopo di convertirli alla vera religione e civilizzarli, con il fine reale di impossessarsi delle risorse della loro terra. Non ultime in ordine di tempo le campagne per l’esportazione della democrazia in Afganistan e Irak, e il bombardamento della Libia da parte della Francia durante “ La Primavera Araba” , la guerra con cui neonato Stato Islamico ( ISIS) sta terrorizzando e massacrando intere popolazioni in Libia, Tunisia e Irak in nome di un Dio Uno e Vero, come tante altre guerre di religione in tempi lontani e tanti altri esempi potrebbero essere portati da riempire centinaia di libri. Da quando l’uomo è apparso sulla terra ha cercato di procurarsi i beni per vivere, coltivando la terra, cacciando e allevando gli animali e procurandosi ogni cosa necessaria alla sua sussistenza, tra cui l’acqua e le materie prime e ha progressivamente affermato il proprio dominio sulla natura. Nella tradizione antropocentrica della cultura occidentale, l’intera creazione viene ad essere finalizzata al bene del genere umano in una visione gerarchizzata dove al vertice della piramide sta l’uomo di sesso maschile al di sopra del quale c’è un Dio pure esso maschio che dà all’uomo il dominio su tutte le altre creature animali e vegetali (Genesi 1, 26-30).L’uomo si è sentito autorizzato a sfruttare la natura , non solo per provvedere alla soddisfazione dei propri bisogni primari, ma per arricchirsi e acquisire potere sugli altri esseri umani. I governi dei paesi hanno in alcuni momenti della storia cercato di fare leggi a tutela di tutti gli individui e anche a tutela della natura (Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo 1948 ; Carta mondiale della natura 1982), ma l’industrializzazione e lo sfruttamento esasperato ed incontrollato delle risorse, la privatizzazione delle stesse dall’acqua alla biodinamica, dalle cellule ai geni, dagli animali alle piante imposta dalle multinazionali,organizzate nel World Trade Organization e nel Trade Relate Intellectual Property Rights,”si configura”, come scrive Vandana Shiva in “ Il bene comune della Terra”, “come una privatizzazione imposta attraverso atti di violenza e dislocazioni forzate e, tutta subordinata al profitto, produce nuove esclusioni, nuove espulsioni e maggiore povertà”. Intere popolazioni sono ridotte alla fame e la destabilizzazione dell’intero ecosistema,di cui l’umanità fa parte, sta raggiungendo il punto di non ritorno, oltre il quale l’unica certezza sarà la fine della vita sulla terra. Il pregiudizio della superiorità della mente rispetto al corpo, di un genere rispetto all’altro, di una razza rispetto alle altre, di una cultura rispetto alle altre e di una specie rispetto alle altre ha creato una società ingiusta e violenta; infatti come può una cultura che mette a fondamento del suo ordinamento il diritto di proprietà sulle cose, e che ha ammesso e tollera in varie forme anche il possesso delle persone, non sfociare nella violenza e se la violenza stessa viene considerata funzionale al mantenimento del sistema? Il pensiero binario che ha frantumato, separato, diviso, l’essere umano da sé stesso, dagli altri esseri umani e dalla natura di cui fa parte considerandoli ex/stranei, nell’intenzione di controllare e dominare, ha in sé la radice di ogni conflitto e deve necessariamente essere messo in discussione.
A un ordine politico e sociale fondato sulla separazione e sulla esclusione si deve sostituire un ordine fondato sulla relazione e l’inclusione per rifondare una società non violenta e per salvaguardare la sopravvivenza stessa dell’umanità e del pianeta Terra. E’ necessario ascoltare le parole che capo Seattle, della tribù dei Suquamish, pronunciò nel 1848: Come si può pensare di vendere o acquistare il cielo, o il calore della terra? Quest’idea è davvero strana per noi. Se la brezza dell’aria e la luminosità dell’acqua non ci appartengono, come potete pensare di comprarle da noi?Anche la più piccola parte di questa terra è sacra al mio popolo. Ogni ago di pino lucente, ogni riva sabbiosa,la bruma che si diffonde nell’oscurità dei boschi, ogni insetto che ronza sereno è santo nella memoria e nell’esperienza di vita della mia gente. La linfa che scorre nell’albero porta con sé i ricordi dell’uomo rosso. Questa sappiamo:la terra non appartiene all’uomo; è l’uomo che appartiene alla terra. Questo sappiamo: ogni cosa è correlata come il sangue che unisce la nostra famiglia. Ogni cosa è correlata.