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De Luca, l’alienazione dell’eretico

Creato il 25 luglio 2015 da Albertocapece

6a00d8341c684553ef0154326e11e1970c-piL’effetto più stupefacente e in qualche modo grottesco della religione liberista è l’alienazione o meglio l’estraniazione in senso hegeliano non solo dalla dimensione della speranza e del progetto, ossia del futuro, ma anche dalla conoscenza dell’eterno presente che ci viene imposto. Esso in  quanto espressione dell’unica verità del mercato, va venerato e “pregato” attraverso il consumo facendo della nostra dimensione desiderante l’unica possibile, ma non va indagato nel suo complesso perché questo si rivelerebbe pericoloso per il culto. Ovviamente le eresie sono inevitabili e vengono punite, ma nel complesso sono tollerate come strumento di sfogo, purché non mettano in discussione l’esistenza dell’Ente supremo, la mano invisibile che dall’alto dei cieli governa il pianeta.

Si potrebbero fare migliaia di esempi, costruire un’intera enciclopedia britannica dell’alienazione contemporanea, ma ce ne si può fare una chiara idea prendendo ad esempio un notissimo eretico, tanto eretico da rischiare una condanna per terrorismo per ciò che ha detto sulla Tav. Sì, parlo di Erri De Luca, il quale sa cosa voglia dire opporsi agli affari e agli imperativi del mercato. Tuttavia quando si arriva al cuore della questione, al nodo gordiano della “parola contraria”, alla sacra arca della diseguaglianza si tira indietro e parlando intorno alla questione greca dice:  “Non esiste alternativa all’euro e nemmeno all’Europa”. Perché? De Luca non spiega questo passo teologico se non attraverso un elenco che sembra tratto dalla scolastica medioevale la quale si riprometteva di spiegare la fede con la ragione, ma non faceva altro che piegare la ragione alla fede:  “Non c’era piano B all’infuori di un ritorno alla dracma, una sospensione dall’euro che avrebbe subito dimezzato il potere di acquisto, dunque affondato la Grecia nell’abisso argentino di anni fa”.

Un inviperito Brancaccio si è buttato su quest’osso che dimostra la superficialità di giudizio e di conoscenza sul mondo contemporaneo, trafitto dai media così che è subito e sempre sera. Intanto c’è una totale confusione tra svalutazione e inflazione come se l’una fosse immediatamente l’altra. Sono invece due cose diverse ed è strano che un’italiano di una certa età non ricordi che gli anni successivi al settembre ’92, quando la lira fu costretta ad uscire dallo Sme e svalutare del 24% furono proprio quelli a minor inflazione dal 1970. Poi sulla vicenda Argentina De Luca confonde la crisi del periodo in cui il peso era agganciato al dollaro e il tonfo economico che questo assurdo provocò con la successiva ripresa dovuta alla liberazione dalla camicia di forza dell’aggancio a una moneta forte. Insomma alla fine anche l’eretico celebra i fasti del pensiero dominante, anche se si oppone a una delle conseguenze di quest’ultimo, ma senza riuscire a collegare i fili d’Arianna per uscire dal labirinto.

Sbattuti come naufraghi in un’oceano di informazioni che non sappiamo dominare, che siano esse le crisi monetarie o le presunte nuove terre, alla fine non riusciamo che a cogliere e farci trascinare dalla nenia delle onde anche se non la sentiamo come nostra. Specie se non siamo direttamente coinvolti e non sappiano che dal 2009 ad oggi i lavoratori hanno subito un crollo del potere di acquisto dei loro salari superiore a quelli registrati nei casi dell’uscita dai regimi valutari avvenuti negli ultimi trent’anni. Siamo insomma estraniati da noi stessi e dalla nostra stessa esperienza, alienati dalla conoscenza che alla fine anche quando è acquista diventa inutile perché è avulsa da tutto ciò che abbiamo introiettato, lontana e nemica dell’eterno presente.


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